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    03/07/2024

Lettere a Mancini da Ariano per la ferrovia Napoli-Foggia

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Sopra, Pasquale Stanislao Mancini e Lucio Fiorentini. Sotto, una foto d'epoca della stazione di Ariano IrpinoARIANO IRPINO – Nell’aprile del 1862 nel collegio di Ariano Irpino si svolsero le votazioni suppletive per l’elezione del deputato al Parlamento del regno essendosi liberato il seggio appartenente a Pasquale Stanislao Mancini, nel frattempo divenuto ministro della Pubblica istruzione nel governo Rattazzi. Chiusa tuttavia la brevissima parentesi di ministro (3-28 marzo 1862), Mancini si era ricandidato alle elezioni suppletive e, in tale veste, aveva sollecitato il voto ai suoi vecchi elettori con un’apposita circolare, alla quale fecero seguito varie lettere di assicurazione. Di queste, due in particolare, per gli argomenti  affrontati e per gli incarichi pubblici ricoperti dagli autori, meritano di essere esaminate. Furono inviate dal sottoprefetto Lucio Fiorentini, capo del circondario di Ariano e Francesco De Miranda, comandante della Guardia nazionale di Ariano.

Le due lettere consentono sopratutto di conoscere gli argomenti centrali di quella “campagna elettorale”, dal momento che entrambe sollecitavano l’impegno per una questione evidentemente di attualità per il tempo (e non solo…). La principale preoccupazione dell’elettorato, infatti, nella lontana primavera del 1862, sembra essere quella di avvicinare il più possibile alla città di Ariano il tracciato della linea ferroviaria che doveva collegare il Tirreno e l’Adriatico, un’opera pubblica già programmata in epoca borbonica e ritenuta ormai un’infrastruttura fondamentale da realizzare senza ritardi per l’Italia unita. Così scriveva, infatti, Lucio Fiorentini nella lettera del 25 marzo del 1862: “Signor Commendatore, mi tardava di scriverLe da molto tempo, poiché avrei desiderato di valermi del di Lei appoggio quando non era che deputato per ottenere di avvicinare la strada ferrata che congiungerà Napoli alle Puglie il più che fosse possibile a questa città  di Ariano. Il mio amico, conte Alessandro Morando, credo che Le abbia scritto in argomento e dallo stesso ebbi incitamento a mettermi per tale affare in comunicazione colla S.V. illustrissima. Ora che ho la compiacenza di dirigermi non più al semplice deputato, ma ad uno dei segretari della Corona, e però la mia raccomandazione non potrebbe essere indirizzata a persona più influente. E tanto più confido che i miei desideri troveranno in Lei un valido appoggio, poiché scorgo dalla sua circolare agli elettori, come siffatto argomento da tempo abbia formato oggetto  delle Sue cure. Sarebbe quindi opera vana l’accennarLe a motivi per i quali, come Capo di questo Circondario, mi faccio a sollecitare siffatto interesse della città d’Ariano e sarebbe pure opera ancora più frustrante l’enumerarli alla Signoria Vostra. Tal cosa io significava al Sig. Commendator Rattazzi, Presidente del Consiglio, in una lettera che ebbi l’onore d’indirizzargli non sono molti giorni”. Il conte Alessandro Morando, cui si riferiva il Fiorentini, era con molta probabilità uno stretto collaboratore di Depretis, all’epoca della lettera ministro dei Lavori pubblici e, dunque, collega di governo di Mancini.

Ugualmente scriveva Alessandro De Miranda nella lettera del 3 aprile del 1862 (a quella data Mancini già si era dimesso da ministro della Pubblica istruzione ma la notizia evidentemente non era ancora giunta in Ariano): “Illustrissimo Sig. Ministro, trovandomi Comandante di questo battaglione di Guardia Nazionale ho reso ostensivo la di Lei autorevolissima lettera alla maggior parte degli ufficiali miei colleghi, i quali mostrandosi compiaciutissimi del Suo invito mi hanno profferto la di loro cooperazione, onde degnamente rieleggerLa nelle prossima convocazione del Collegio elettorale nel giorno sei volgente. Per tale disimpegno hanno esternato precipuamente interesse il Capitano Luigi Imbimbo, Signor Arciprete Del Conte e Fedele Carchia. Non debbo tecerLe che sono rimasto oltremodo ammirato come Ella abbia sempre propugnato nella Camera i principi di libertà, nonché insistito per il miglioramento delle provincie meridionali, delle quali più che mai ora ne cresce il bisogno: né mai si cancellerà dall’animo mio e di questi connaturali l’alto favore largito alla Città nella concessione del Tribunale Collegiale, nonostante la gara universale de’ capoluoghi dei circondari, valutando gl’immensi vantaggi che dallo stesso derivano. L’onorevole carica poi di ministro della Pubblica Istruzione, giusta ricompensa de’ Suoi meriti, mi chiama al dovere di rassegnarLe le mie sincere congratulazioni tanto più che vivo certo ch’Ella non cesserà di concorrere pel bene di Ariano, luogo della Sua prima educazione, cooperandosi nel far avvicinare la ferrovia per quanto più si puote, e nel promuovere la istruzione popolare colla molteplicità delle scuole nel Circondario medesimo”.

In effetti, nel 1862 il tracciato della linea ferroviaria Napoli-Foggia non era ancora individuato, confrontandosi due diverse ipotesi: una che prevedeva, partendo da Napoli,  di attraversare le valli del Sele e dell’Ofanto  (per Salerno ed Eboli fino a Barletta, passando per Conza); l’altra che prevedeva il passaggio per Benevento, Ariano e Bovino. E fu proprio la prima ipotesi a sembrare di poter prevalere, essendo stata espressamente prescelta con la legge  n. 763 approvata il 21 agosto del 1862.  Solo nel novembre del 1864, invece, il ministro dei Lavori pubblici dell’epoca, Stefano Jacini, firmerà una convenzione con la quale si abbandonava l’antico progetto per Conza e si autorizzava la realizzazione di quello per Ariano.

Nella lettera di De Miranda, oltre alla richiesta per l’avvicinamento della linea ferroviaria, vi è anche un riconoscimento a Mancini per l’individuazione di Ariano come sede di Tribunale (riconducibile evidentemente all’attribuzione al Comune di Ariano della qualità di capoluogo di circondario amministrativo, avvenuta con  l’estensione  ai territori dell’ex Regno delle due Sicilie della legge Rattazzi del 1859 che aveva riformato l’ordinamento amministrativo del Regno di Sardegna).

Le due lettere sono un esempio di concretezza e di devozione al bene comune, ove si consideri, tra le altre cose, che il Fiorentini era originario di Vestone nel Bresciano e le materie per cui veniva sollecitata l’attenzione riguardano il più autentico interesse generale: le ferrovie, il tribunale, le scuole. Per ciò che riguarda invece la lotta elettorale vera e propria, il Fiorentini così rassicura Mancini: “In aggiunta vorrei credermi certo che questo collegio si terrà in una linea di condotta così naturale, fatti tutti i riguardi, e in ripruova di ciò, non mi venne ancor udito che altro nome sia corso per le bocche degli elettori”. E, infatti la competizione fu “senza storia” (Cfr. Francesco Barra, P.S. Mancini e le elezioni politiche del 1865 nel Collegio di Ariano, Vicum, dicembre 1984): Mancini ebbe 355 voti; lo sfidante, il napoletano Dassi, 28.

 

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