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    03/07/2024

Salvemini e il socialismo, sul libro di Pecora il seminario di 360 Irpinia

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b_300_220_15593462_0___images_stories_Cultura2_pecora-salvem.jpgAVELLINO – Riprende con un confronto-dibattito sulle tematiche legate al Mezzogiorno in questo particolare momento di crisi del Paese la stagione dei seminari di 360 Irpinia, l'associazione politico culturale fondata da Enrico Letta. L’occasione è offerta dalla presentazione, martedì prossimo, alle 17.30, presso la sede di Corso Vittorio Emanuele, del libro di Gaetano Pecora "Socialismo come libertà. La storia lunga di Gaetano Salvemini". Introdurrà i lavori Lidia Bellucci, modererà Nunzio Cignarella, assessore alla Cultura del Comune di Avellino. Sarà presente l’autore del libro, Gaetano Pecora, ordinario di Dottrine politiche alla Luiss e presso l'Università degli Studi del Sannio.

«Socialista Salvemini? Senz’altro. E fino all’ultimo. Ma un socialista un po’ particolare (come molti, del resto, di quella generazione): antico e moderno insieme. Un socialista percorso da sensibilità moderna e un moderno che aveva ancora attivo il ricordo dell’antico. Questo fu Salvemini. Noi non sappiamo se il moderno fosse più grande dell’antico. Certo ce lo sentiamo più vicino». Nel 1947, quasi alla fine della sua vita, Gaetano Salvemini annotava così nel suo diario: «Ormai credo solo nel Critone e nel Discorso della Montagna. Questo è il mio socialismo e me lo tengo inespresso nel mio pensiero, perché ad esprimerlo mi pare di profanarlo». Diceva la verità, certo. Ma non tutta la verità. Salvemini rifiutò sempre di irrigidire il suo pensiero in sistemi ideologici compiuti e definitivi, tuttavia alcuni motivi della dottrina socialista non smisero mai di risuonarvi dentro. Il socialismo di Salvemini non fu cosa effimera, di breve durata, un’infatuazione giovanile, insomma. Contrariamente a un filone interpretativo di copiosissima vena, Gaetano Pecora contesta infatti la tesi secondo cui la storia della vita di Salvemini sarebbe divisa in due fasi: prima, il socialismo della giovinezza; poi, qualcosa di diverso, il liberismo per alcuni, la democrazia radicale per altri. E invece non di distacco netto, non di cesura si tratta, perché nel temperamento di Salvemini l’idea socialista lampeggia, se pur a tratti, fino all’ultimo. Talora confluendo con coerenza nei modi e nelle idee dell’età adulta, talaltra (e più spesso) contaminandosi con verità nate sotto cieli diversi e acquisite in momenti successivi. Da qui l’indole contrastata di un maestro ricchissimo di insegnamenti, che tuttavia proprio per l’ampio raggio dei suoi pensieri sfugge alla presa di definizioni troppo perentorie e, nel caso del socialismo, sempre un po’ frettolosamente riduttive».

 

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