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    03/07/2024

A Lauro la presentazione del libro sulla faida tra i Cava e i Graziano

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b_300_220_15593462_0___images_stories_Cultura_mafie.jpgLAURO – Una faida che dura da decenni, quella tra i Cava e i Graziano, le due famiglie di Quindici, il piccolo centro del Vallo di Lauro al confine con il Napoletano, per anni alla ribalta della cronaca non solo locale, ma nazionale. Una faida che ci riporta agli anni della guerra tra i clan camorristici della Nco di Raffaele Cutolo e della Nuova famiglia per il controllo dei soldi della ricostruzione, del traffico degli stupefacenti, degli appalti, della compenetrazioni camorristiche nella politica locale. Una lista, quella civica della Torre, in grado di esprimere più di un sindaco a partire da Fiore, il capostipite, ucciso mentre assisteva ad una partita di calcio; Raffaele Pasquale Graziano – destituito dall’allora presidente della Repubblica, Sandro Pertini, per gravi motivi di ordine pubblico, sfuggito al maxi blitz del 17 giugno dell’83 che portò all’arresto di centinaia di affiliati alla Nco di Cutolo, ricercato da tutte le forze dell’ordine, un’autentica primula rossa, fattosi però ritrarre da un’inviata di un noto quotidiano in un campo di ciclamini, arrestato poi dall’Interpool a Ginevra – fino ad arrivare ai nipoti Eugenio (rimasto in carica poco più di una settimana e anche lui destituito da Pertini per legami con la camorra) e Carmine appena 21enne, costretto a dimettersi.

Nel passato, i partiti, con in testa la Dc ed il Pci, hanno pure tentato di contrapporsi allo strapotere elettorale dei clan senza riuscirvi. Il tentativo della Democrazia cristiana, negli anni Settanta, di ribaltare una situazione che sembrava non aver sbocchi presentando alle elezioni una propria lista con i membri della direzione provinciale ebbe vasta eco sulla stampa. Fece rumore, insomma. Ma fece ancora più rumore un ordigno che fu fatto esplodere proprio alla vigilia della tornata elettorale sotto la sede di via Tagliamento ad Avellino. Nella seconda metà degli anni Ottanta, sarà il coraggio di una donna, una farmacista del posto, Olga Santaniello, alla guida di una lista civica con rappresentanti della Dc, del Pci, del Psi e del Pri, a rompere la supremazia dei clan e a farsi eleggere sindaco, il primo sindaco anticamorra come scrissero in molti.

Ora questa storia, e tanto altro, viene raccontata da un giovane giornalista, Giovanni Sperandeo, da anni corrispondente de Il Mattino e attento osservatore delle vicende legate alla vita sociale del Vallo di Lauro, in un libro di cui non è stato difficile trovare il titolo, La faida, storia della sanguinosa guerra tra i clan Cava e Graziano di Quindici, che, nella ricorrenza dell'anniversario della strage di Capaci, verrà presentato venerdì 25 maggio, alle ore 16.00, nel castello Lancelotti di Lauro, il paese che ha dato i natali a Umberto Nobile, il generale-scienziato costruttore di dirigibili, il trasvolatore del Polo Nord.

“L’Irpinia riparte dal bene: dalle donne della mafia alle donne dell’antimafia”. È questo il tema che animerà per l’occasione la tavola rotonda organizzata da Libera, associazioni nomi e numeri contro le mafie. Interverranno Valentina Paris, referente di Libera per la provincia di Avellino; Alessandra Clemente, figlia di Silvia Ruotolo, uccisa mentre si trovava affacciata al balcone da un branco di camorristi che si sparavano tra di loro; Maria Antonietta Troncone, Procuratore aggiunto presso il Tribunale di Nola; Francesco Soviero e Rosario Cantelmo, rispettivamente sostituto Procuratore presso la Direzione distrettuale antimafia e Procuratore aggiunto presso la Procura della Repubblica di Napoli e coordinatore della Dda; l’autore del libro, il giornalista Giovanni Sperandeo. Concluderà don Luigi Ciotti, presidente di Libera, che, sempre venerdì prossimo, incontrerà nella mattinata gli studenti dell’Istituto d’arte De Luca per un confronto sui temi della legalità e della lotta alle mafie.

 

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