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    22/07/2024

Memorie e immagini di Avellino

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Il liceo-convitto Pietro CollettaAVELLINO – Ospitiamo un intervento del professor Biagio Antonelli, figura carismatica di docente del liceo-ginnasio Pietro Colletta, al cui magistero si sono formate intere generazioni di avellinesi. Il suo articolo prende in esame una pubblicazione “Avellino, memorie e immagini” di Giovanni Pionati, altro rappresentante di quella classe docente che ha dato lustro alla scuola avellinese. Pionati, come è noto, è stato anche sindaco di Avellino.

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Avevo già letto buona parte degli scritti contenuti in questa raccolta, ciò nonostante, alla rilettura mi sono apparsi come nuovi e con sorpresa mi hanno coinvolto con vivo interesse e grande diletto. Dai terribili avvenimenti del 1799 sino alla commossa rievocazione del biennio 1928-29 della vita del glorioso Liceo-Ginnasio Pietro Colletta e al profilo esauriente e realistico del compianto Faustino Grimaldi, è tutto un susseguirsi di fatti, di situazioni, di personaggi, di momenti, ora lieti ora tristi, che l'autore sottopone alla nostra attenzione e meditazione. La vivacità narrativa di Giovanni Pionati è ben nota a chi l'ha apprezzata da tempi lontani in cui fu redattore della pagina provinciale del quotidiano liberale "Il Giornale", e poi nei lavori di maggior impegno, tra cui mi piace ricordare "Il colonnello non rivide Napoli" e "La storia di Don Guglielmo De Cesare".

Le caratteristiche essenziali dello stile di Pionati ritornano riconfermate in questa silloge: periodare complesso, ampio, ricco di incisi, colorito, con balenii di ironica bonomia, il tono sempre elevato e dignitoso. Si avverte in esso la lezione ciceroniana meditata in lunghi anni di milizia didattica. Come i riferimenti frequenti alla signorile ironia manzoniana evidenziano la dimestichezza del nostro studioso con il grande lombardo, derivata dal lungo tempo trascorso tra i banchi del glorioso Ginnasio Superiore Pietro Colletta. Chi leggerà, anche se non come il sottoscritto partecipe diretto di alcuni avvenimenti narrati, non potrà non gustare una narrazione così limpida ed intrigante, non potrà non sentire vivo interesse per tanta parte della storia di Avellino, di cui, forse, non ci sarà traccia in una trattazione storica di più ampio respiro. Perché, ed è l'aspetto più importante della fatica narrativa di Giovanni Pionati, oltre al puro diletto che può scaturire dalla conoscenza delle vicende degli ultimi due secoli di questo millennio, questo lavoro ha un innegabile valore storico come testimonianza di "memorie e immagini" della tormentata vita avellinese.

Lo storico, di domani, infatti, che vorrà ripercorrere le tappe della storia civile e morale di Avellino per riesaminarla e chiarirla anche nei piccoli anfratti esistenziali, dovrà necessariamente fare riferimento a questo lavoro di Pionati, perché questo costituisce innegabilmente un valido strumento di approfondimento e di chiarimento, lavoro compiuto da chi con certosina diligenza con visibile amore, con scrupolo storico che sa di Tucidide, attraverso la colorita vena narrativa, ha voluto fissare, ma ἐς ἀεί, fatti, situazioni, luci ed ombre della storia del nostro capoluogo e dintorni, continuando la tradizione del suo poliedrico antenato, lo storico Serafino Pionati, e quella di Valdimiro Nicola Testa, con i quali è evidente, Giovanni Pionati condivide oltre alla curiosità storica, il trepido affetto per le nostre contrade e le loro tormentate vicende.

 

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