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    22/07/2024

Sistema Irpinia, in campo per riscrivere le storie e ispirare le generazioni future

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Andres Neumann a confronto con i giovaniSe l’Italia fosse il nostro corpo,

l’Irpinia si troverebbe sulla schiena,

sotto la spalla sinistra,

dietro al cuore.

MIRABELLA ECLANO – Sabato prossimo, presso la sede municipale del Comune di Mirabella Eclano, verrà presentato il documento “Progetto per una cultura contemporanea in Irpinia”. All’incontro interverranno l’on. Giuseppe De Mita, Vincenzo Sirignano e Andres Neumann, direttore del ciclo di seminari che - si legge in un comunicato - ha avuto lo scopo di produrre un “metodo” di produzione, valorizzazione e fruizione turistico-culturale dei borghi dell’Irpinia, in quanto circuiti non soggetti a turismo di massa, ma a turismo consapevole e sostenibile. Modererà Fabrizio Mangoni. A seguire, nella Tenuta Mastroberardino Radici Resort si apre la mostra di fotografia di Fabio Donato Punti di vista che espone le immagini che documentano la genesi, l’evoluzione e la realizzazione del programma “Sistema Irpinia”. Qui di seguito ospitiamo un intervento di Andres Neumann.

*  *  *

Quando spuntiamo sul pianeta è sempre a partire dal ventre di una donna. Questa donna viene conosciuta con il nome di mamma, e dopo qualche tempo anche noi la chiamiamo in questo modo. Questa donna si trova in una casa, casa che si trova in un luogo specifico del pianeta, luogo che viene chiamato territorio (a meno che la mamma non si trovi su un treno, un aereo o una nave, cosa questa che non accade di frequente). Attorno a questa donna si trovano altre persone che fanno parte di un gruppo, gruppo che viene chiamato famiglia, famiglia che a sua volta fa parte di una tribù o comunità più larga, comunità che viene chiamata villaggio, città e paese.

Noi, la mamma, la famiglia, la casa, il territorio, la comunità, il villaggio, la città e il paese siamo collegati tra di noi, e facciamo parte di qualcosa di immateriale a cui viene dato il nome di storia/e.  Queste storie sono dei fili invisibili che collegano tutto ciò di cui veniamo a conoscenza lungo la nostra vita. All’inizio queste storie ci vengono raccontate e noi le ascoltiamo con curiosità e senza mai dubitare della loro veridicità. Ma, con il passare del tempo, diventando noi stessi protagonisti di queste storie, e volendo riconoscerci in esse (e anche farci riconoscere dagli altri attraverso di esse) accade che  le storie vogliamo crearle noi, raccontarle noi, magari in una forma che corrisponda più a come vorremmo che la realtà fosse, piuttosto che a come essa realmente sia. Se rivediamo quindi la situazione iniziale del nostro arrivo sul pianeta alla luce di questa osservazione, ci rendiamo conto che in realtà dovremmo rivedere l’intera storia dell’umanità, se vogliamo avere una minima possibilità di avvicinarci a qualcosa che si può chiamare Realtà. La nostra Realtà, quella delle nostre famiglie, quella delle nostre comunità, quella dei nostri villaggi, delle nostre città, e dei nostri paesi.

I fili invisibili delle infinite storie nelle quali ci troviamo inseriti sono stati tessuti nei secoli da generazioni e generazioni di antenati con parole (la letteratura), con disegni e sculture (l’arte), con costruzioni (l’architettura), con suoni (la musica), con gusti (l’enogastronomia), con diagrammi e formule (la scienza). Quando parliamo quindi di Beni artistici e culturali, non facciamo in realtà altro che parlare di questa fitta rete di fili in tensione tra Materiale e Immateriale, che sono stati resi visibili all’occhio di carne o a quello dell’anima. Quando parliamo di Pompei, dell’Iliade, oppure di Gesualdo, stiamo in realtà parlando dell’essere umano e dei fili della rete concettuale nella quale esso si trova immerso.

È compito di ogni generazione che abita il pianeta quello di rendersi sensibile per poter contestualizzare, attualizzare e valorizzare questi fili, queste storie, alla luce di ciò di cui il momento presente ha bisogno per manifestarsi e dispiegarsi in modo organico nella sua piena potenzialità. Quando questo non accade, quando le storie sono state dimenticate, travisate o manipolate, accade che le mappe corrispondono sempre di meno al territorio, e che non ci riconosciamo più nelle storie che sentiamo e che raccontiamo. Viene smarrito il senso, non si comprende più il valore, e si indebolisce la relazione tra noi, la mamma, la famiglia, la casa, il territorio, la comunità, il villaggio, la città e il paese. Il tentativo della ricerca sul campo che andremo a fare assieme a un gruppo di persone in Irpinia, un territorio che si sviluppa approssimativamente tra Napoli, Avellino e Benevento, è quello di riscrivere le storie e riannodare i fili. In modo che essi possano corrispondere alla sensibilità della generazione di umani che attualmente abita il Pianeta, e consentire loro di manifestarsi e dispiegarsi in modo organico nel pieno della loro potenzialità. Oltre a ispirare le generazioni future e far trovare loro una solida base per il compito di riscrivere nella linea del tempo la propria storia.

 

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