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    03/07/2024

Economia e società del Vallo di Lauro nel Settecento

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b_300_220_15593462_0___images_stories_Cultura2_bona_vit.jpgLAURO – Il Vallo di Lauro nel Settecento. Economia, società e generi di vita è il titolo del volume di Anna Bonavita che sarà presentato lunedì prossimo, con inizio alle ore 18.30, nella sala d’armi del castello Lancelotti a pochi passi dalla casa che ha dato i natali a Umberto Nobile, il trasvolatore del Polo. A presentare il libro, edito dalle Terebinto edizioni nella collana Terre e genti d' Irpinia, saranno, presenti l’autrice, Pasquale Colucci, presidente dell’associazione Pro Lauro,
Fiorentino Alaia, dell’Archivio di Stato di Avellino, e Francesco Barra, ordinario di storia moderna presso l’Università degli Studi di Salerno, autore della prefazione che qui pubblichiamo.

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Il territorio del Vallo di Lauro, che degrada dai 1133 m. della zona del Pizzo d’Alvano ai 103 di Marzano, è fortemente caratterizzato da una morfologia quanto mai varia e mossa. Anche se di decisiva importanza erano le vie naturali di comunicazione che collegavano il Nolano alle aree interne, non va neppure trascurata la grande rilevanza della via di montagna che, scavalcando il Pizzo d’Alvano, scendeva su Sarno, mettendo in contatto con la valle dell’Irno e la Costa d’Amalfi. Questa via consentiva in sostanza l’afflusso verso le località costiere dei prodotti della montagna, dalla calce al legno, dalla neve al carbone, dalle castagne ai prodotti caseari.

La minore acclività dei suoli dell’area degradante verso l’agro nolano ne favorì inoltre un migliore utilizzo agricolo, per cui strutture insediative di tipo rustico potevano agevolmente dislocarsi in vari punti della zona, con un modello insediativo a reticolo, come testimonia la sopravvivenza di una toponomastica in cui facilmente è possibile cogliere il carattere prediale dei toponimi di origine classica. Nel medioevo e nell’età moderna, gli insediamenti sparsi del Vallo, anche se non diventarono mai una civitas né in senso urbanistico né giuridico-amministrativo, vennero però a costituire una tipica “città di casali”, ossia la peculiare forma che la realtà cittadina assunse nel Mezzogiorno d’Italia, caratterizzata cioè non già da una struttura urbanistica e demografica accentrata, bensì polimorfa e decentrata. L'articolazione rispondeva evi­den­te­mente ad esigenze e mo­tivazioni diverse, ma era soprattutto spe­culare alle vocazioni ambientali e morfolo­giche del territorio collinare, forte­men­­­te an­tropizzato, ricco di acque ma dalle modeste risorse cerealicole, e quindi caratterizzato da numero­sissimi insediamenti sparsi, i "Casali". Contemporaneamente Lauro – ricordato per la prima volta nel 976, favorito dalla sua posizione baricentrica rispetto agli altri centri del Vallo e dalla forza del suo castrum, cominciò ad emergere come sede del potere feudale e amministrativo dell’area. Il castrum di Lauro veniva in effetti a tro­varsi in un punto nodale del territorio e fungeva da cerniera tra la pia­nu­ra nolana e la direttrice in­terna, verso Avellino e Salerno, ma anche e soprattutto verso Sarno e Nocera.  È allora che nasce e si afferma il toponimo geografico di Vallo di Lauro, dove il vallum può essere inteso in senso geografico, ossia come il solco vallivo che si apre tra due catene quasi parallele: la prima si stacca dalla pianura campana quasi alle porte di Nola, e attraverso il Pietra Maula, l’Arciano e il Pizzone si rannoda intorno al valico di Monteforte coi gioghi di Montevergine; la seconda, più meridionale, inizia presso Palma Campania e attraverso il monte S. Angelo, il Pizzo d’Alvano, l’Esca e il Faliesi si congiunge alla precedente tra Bracigliano, Montoro e Forino. Queste due catene montuose parallele determinano e dominano l’angusto e boscoso Vallo di Lauro. Ma questo, oltre che come solco vallivo, poté essere inteso in antico anche nel senso classico di vallum, ossia di barriera orografico-strategico-politica tra le aree costiere e quelle interne.

Nel medioevo e nell’età moderna il Vallo di Lauro costituì sino al 1806 una tipica “città di casali”, che corrispondeva territorialmente ad un compatto Stato feudale, formando un’unica entità amministrativa, il cui complesso meccanismo aveva per base i sedici casali, cioè tutti i centri abitati del Vallo, da Moschiano a Visciano, ciascuno dotato di una propria autonomia locale ma allo stesso tempo integrati in una realtà sovracomunale. I casali erano infatti suddivisi in tre «Terzi» o «Terzieri», ognuno dei quali aveva un Capo Eletto. Il Parlamento generale dello Stato eleggeva infine un Eletto generale e prendeva tutte le decisioni di carattere complessivo, mentre quelle particolari erano assunte dai parlamenti dei Terzi e dei Casali.

Non sarà mai sottolineata a sufficienza la durevole per­manenza di questo carattere originario della storia del Vallo di Lauro: la straordinaria con­tinuità dello “Stato di Lauro”, che ha conservato la sua unità per circa un millennio. In effetti, “Stato” e “Universitas” rappresentavano due mo­­di per affer­mare uno stesso concetto, quella di una tipica “città di casali”. Si trattava, in sostanza, di una efficace quanto pragmatica capacità di autogoverno decentrato, che aderiva plasticamente alla particolare natura del territorio e degli insediamenti umani.

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Alla ricostruzione delle vicende economico-sociali del Vallo di Lauro nel XVIII secolo è dedicato il volume di Anna Bonavita. Esso è frutto di una straordinaria capacità di ricerca documentaria, sorretta e alimentata da una non meno straordinaria passione dell’Autrice per la sua terra e per la sua storia. Mettendo sagacemente a frutto, con una certosina fatica, il vastissimo e pressoché inesauribile giacimento documentario costituito dai ricchissimi protocolli dei notai lauretani e la cospicua documentazione inedita dell’archivio del Castello Lancellotti, Anna Bonavita è riuscita a ricostruire, con brillanti capacità espositive, tutti gli aspetti salienti della realtà del Vallo di Lauro durante il Settecento, legando i più svariati e minuti elementi in una sintesi ampia quanto dettagliata. Si tratta di un secolo caratterizzato da forti mutamenti, determinati da uno sviluppo demografico ed economico, e quindi destinati a trasformare nettamente il tradizionale assetto istituzionale e produttivo, che culminerà col Decennio francese, col tramonto della feudalità, il declino del vecchio patriziato oligarchico, lo smembramento dello “Stato” feudale, lo scioglimento delle promiscuità demaniali e la nascita dei moderni municipi.

Questa età di transizione, che precipita nella tragedia del 1799, presenta un suo indubbio interesse, non solo per gli eventi più propriamente locali, ma anche e soprattutto come paradigma della più complessiva vicenda storica del Mezzogiorno d’Italia. Alla sua conoscenza, sulla base di un campione significativo e rappre­senta­tivo, pur nella sua peculiarità, quale il Vallo di Lauro, Anna Bonavita offre un contributo di grande spessore e di sicuro interesse.

 

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