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    03/07/2024

Gocce d’Irpinia, un libro di foto e poesie per proporre e salvaguardare il territorio

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La presentazione del libro al circolo della stampaAVELLINO – Presentato questa sera, presso il circolo della stampa di Corso Vittorio Emanuele, Gocce d’Irpinia, il libro di Luigi Maria Pilla e Amalia Leo edito da Scuderi. Oltre agli autori a dare vita al dibattito sono stati Gianni Festa, Fausto Baldassare, Mario Barbarisi, Pino Tordiglione, Giovanna Scuderi, i rappresentanti di associazioni e Proloco, l'ex consigliere comunale Giovanni D'Ercole e Antonio Di Nunno, autore quest'ultimo dell'articolo che qui presentiamo.

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Sindaci che incontrano rappresentanti di organizzazioni specializzate nel valorizzare e lanciare territori che il turismo trascura. Un libro che ripropone la bellezza dell’Irpinia, il suo verde, il suo paesaggio, i suoi monumenti (e lo fa guardando tutto dall’alto). Sono questi gli ultimi due fatti sul fronte turistico e ambientale, un fronte finalmente aperto dagli amministratori irpini che per troppo tempo hanno lasciato che in questo campo emergessero soltanto delle eccellenze (Laceno, Mercogliano, Summonte ed Ospedaletto in funzione del santuario di Montevergine, come Materdomini in funzione del santuario di San Gerardo). Neppure testimonianze di epoca romana – Aeclanum, l’anfiteatro di Avella, la civita di Atripalda, ovvero Abellinum – hanno mai meritato un vero ruolo di richiamo. Un’inversione di tendenza si è avuta con l’istituzione dei parchi regionali. Con il Partenio ed il Terminio a godere dei flussi dettati dalla sempre più vasta abitudine (fenomeno ormai ridimensionato) delle cosiddette gite fuori porta.

Dopo la durissima prova del terremoto del 1980 molti monumenti, tra castelli, torri, chiese e conventi, furono restaurati e “aperti” ad un pubblico locale che spesso poco aveva compreso l’importanza dei monumenti contenuti dentro il recinto paesano. Qualche esempio? La cattedrale di Ariano Irpino addirittura chiusa per un ventennio perché già disastrata dal sisma del 1962, e poi il castello normanno della stessa cittadina del Tricolle per tanto tempo utilizzato come serbatoio d’acqua. E la chiesa madre di Mirabella Eclano, il vescovado e la chiesa principale di Nusco come quelli di Sant’Andrea di Conza. Il castello ed il convento di Santa Maria al monte di Montella, il castello di Calitri, quello di Monteforte e quello di Monteverde, la torre di Summonte, il palazzo ducale di Avella, paese, quest’ultimo, fatto a strati, dove cioè l’edilizia che vediamo copre architetture medievali quasi controllate dall’alto dal suo magnifico castello. Strati medievali a loro volta soprastanti un significativo sito di epoca romana.

Perché questo lungo ed apparentemente noioso elenco? Perché proprio questo patrimonio, questo incredibile mondo prima ignorato, poi poco valorizzato, è censito e mostrato nel bello e ponderoso volume intitolato Gocce d’Irpinia curato per le immagini da Luigi Maria Pilla e per i testi dalla scrittrice e poetessa Amalia Leo. Un tandem strano che, grazie alla casa editrice Scuderi, affida ai lettori un lavoro particolarissimo. E già, perché le immagini non sono quelle solite formato cartolina. L’Irpinia, il suo paesaggio, i suoi monti, i suoi paesi abbarbicati sulle colline o poggiati nei fondovalle sono tutti ripresi dall’alto, da un aereo dal quale Luigi Maria Pilla, un pediatra sannita che a Benevento lavora e che lo sfizio di riprendere paesi e paesaggi dall’alto se lo era già tolto fotografando il suo Sannio, ha voluto ripetere l’esperienza sorvolando anche l’Appennino irpino. A sua volta Amalia Leo, funzionaria del Comune di Avellino, ha voluto commentare con i suoi versi (è una studiosa nel campo dell’economia ma da sempre è anche una poetessa) ogni immagine, ogni monumento, ogni pezzo di territorio.

L’iniziativa della casa editrice Scuderi ci consegna, oltre che una bella documentazione, un messaggio che proprio quegli amministratori locali dei quali parlavamo all’inizio dovrebbero raccogliere per proporre e salvaguardare la nostra provincia: la creazione di un parco storico-ambientale comprendente tutto il territorio irpino, i suoi monti, le sue sorgenti (che vanno tutelate anche perché danno da bere a sei milioni di persone), i suoi fiumi, le sue colline ed i suoi tanti borghi.

Rilevammo, due anni fa, che un’iniziativa di Autostrade per l’Italia mirava ad utilizzare i suoi caselli per propagandare le bellezze del territorio attraversato. Quell’iniziativa escludeva l’autostrada Napoli-Bari. Ci permettemmo allora di segnalare che forse l’assessorato al Turismo della Regione Campania – allora retto dall’irpino Giuseppe De Mita che era anche vicepresidente della giunta Caldoro – avrebbe potuto segnalare l’opportunità di allargare anche alla Napoli-Bari il trattamento dei caselli del Nord e del Centro Italia (in fine dei conti tabelloni) che nel nostro caso - ci riferiamo al casello di Baiano – avrebbero dovuto segnalare il Parco del Partenio, il castello Lancilotti di Lauro, anfiteatro e castello di Avella. Non lo ha voluto fare Autostrade per l’Italia? E non poteva farlo la Regione? Se a Napoli vogliono, possono farlo subito. Sarebbe bello ed importante che a pochi passi dal casello di Baiano ci fosse un bel tabellone con tanto di scritta: “State entrando nel Parco storico-naturalistico dell’Irpinia”.

Il parco, lo ricordiamo, sarebbe anche un monito per chi continua a pensare all’Irpinia come discarica al servizio della nascente città metropolitana di Napoli. Per vincere questa battaglia del Parco dell’Irpinia ci vuole anche tanta, tanta preparazione culturale. Per questo l’iniziativa dell’editrice Scuderi ed il lavoro di Amalia Leo e Luigi Maria Pilla (impossibile dire questi sono i versi più belli e questa è la foto più interessante) rappresenta un passo importantissimo verso il vero, grande obiettivo della nostra provincia.

 

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