AVELLINO – È tradizione che, durante i festeggiamenti dell'Assunta, nell'ambito del "Ferragosto avellinese", si porti in processione per la città-capoluogo l'amata ed adorata statua dell'Assunta, eseguita in legno policromo dall'artista Nicola Fumo, allievo di Cosimo Fanzago (di quest'ultimo si ammira ancora nel duomo lo stupendo Ciborio e, purtroppo, non più l'antico altare trasferito altrove e smembrato). Il simulacro riproduce pressoché fedelmente la piccola immagine lignea che è nella sacrestia del Duomo (forse un bozzetto finito?) e la voluminosa immagine che è nella cattedrale di Lecce (1690), entrambe realizzate dallo stesso Fumo.
Lo scultore nacque a Saragnano, frazione di Baronissi. Più che in Italia egli è oggi conosciuto in Spagna, dove nel 1689 fu nominato "scultore del re" e nel 1698 eseguì il Cristo caduto per la chiesa di San Genesio di Madrid.
Nel periodo di religiosa festività ferragostana, particolarmente venerata nel duomo è anche l'immagine dell'Assunta dipinta dall'artista settecentesco Michele Ricciardi nella tela del soffitto centrale. Il Ricciardi, nato a Penta, è molto noto ed apprezzato dagli avellinesi. Oltre che a Baronissi, a Bracigliano e a Santa Lucia di Serino, egli, valido allievo di Francesco Solimena, trovò infatti in Avellino, specialmente nel Duomo, il luogo della sua più intensa ed ispirata attività pittorica. Nel duomo, oltre la tela centrale raffigurante l'Assunzione della Vergine "compatrona del luogo", si ammirano anche i quadri "esprimenti tutti i principali fatti dei nostri patroni, cioè il trionfo dell'apostolo delle Indie, quello del Thiene sulle eresie, San Modestino e compagni nella patria celeste, San Carlo Borromeo e la peste di Milano, e Sant’ Andrea di Avellino che mentre celebra vede tra le materne braccia convertirsi l'ostia in Bambino" (Giuseppe Zigarelli). Eseguiti tra il 1702 e il 1709, essi affiancano le altre tele collocate un po’ in tutto il duomo e gli affreschi nella cripta sottostante, detta dei Sette Dolori.
L'opera pittorica più pregevole, per i suoi spiccati caratteri stilistici, rimane comunque proprio la tela dedicata alla Vergine Assunta, compatrona del luogo, di cui ricorrono in questi giorni i festeggiamenti. Nei primi tre-quattro decenni del Settecento l'autore, Michele Ricciardi, ha lasciato sue opere anche in altre chiese di Avellino, oltre che in diversi paesi della provincia: nella chiesa di Costantinopoli, nella chiesa della SS.Trinità, nella chiesa del Carmine, nella chiesa delle Oblate, etc. L'Assunta nel duomo testimonia in chiave già neoclassica la ricezione da parte del Ricciardi degli empiti barocchi, visibili soprattutto nel dinamismo della scena rappresentata, nei ghirigori dei panneggi svolazzanti, nella prospettiva aberrata di certi frammenti architettonici. E soprattutto evidenzia l'assorbimento cosciente da parte del pittore delle sollecitazioni innovatrici provenienti dall'esperienza di Francesco Solimena che, tra il 1680 e l'inizio del secolo XVIII, nella capitale partenopea, aveva espresso prove significative del suo importante processo di integrazione dei portati della "maniera dorata" di Luca Giordano con quelli tradizionali della "maniera tenebrosa" di Mattia Preti. Dello stesso Ricciardi nel duomo di Avellino si può ammirare anche la pregevole Madonna del Rosario con San Domenico e San Luigi Gonzaga (1729) nella cappella Greco, con monogramma dell'autore e stemma del vescovo Finy alla base.