SOLOFRA – L'arte in Irpinia è trascurata, dimenticata, a volte finanche bistrattata ed offesa, dalle istituzioni pubbliche che invece dovrebbero valorizzarla e celebrarla. Si mortifica l'arte, a volte, anche solo mettendo in luce pessimi o mediocri talenti e mettendo da parte quelli dotati di veri valori culturali. Quanti artisti irpini del passato, una volta luci universali di civiltà culturale, rimangono ancora da riscoprire oggi e da far emergere dall'ombra dell'ignoranza degli uomini che li hanno destinati all'oblio, forse perenne. Nemo propheta in patria!
Tommaso Fasano e Tommaso Giaquinto, due pittori irpini illustri ai loro tempi, sono oggi poco conosciuti nella loro terra d’origine. Dai biografi indicato più genericamente come "napoletano", Tommaso Fasano, figlio di Alessandro e Livia Morena, nacque il 24 dicembre 1646 a Solofra (come si rileva da un'ipotesi che si può rintracciare su Internet). È conosciuto soltanto per il ciclo di affreschi e tele in quattro cappelle della chiesa di Donnaregina Nuova a Napoli. È citato da Bernardo De Dominici in "Vite dei pittori, scultori e architetti napoletani 1742- 1745", Napoli, 1840-46.
Lo stesso De Dominici accenna all'amicizia, trasformatasi successivamente in aperta ostilità, con l'altro pittore irpino, Tommaso Giaquinto, anch'egli per lo più ora sconosciuto agli irpini, nato tra il 1661 e il 1662 a Torchiati, frazione di Montoro Superiore (morto a Napoli il 1717), ed allievo anch'egli di Luca Giordano. Il Giaquinto realizzò una fitta serie di opere, prevalentemente di carattere sacro, per diverse chiese di Sant'Agata dei Goti e in alcune località dei dintorni. Tra le ultime sue opere documentate è la Madonna di Monte Partenio, dipinta nel 1713 per la chiesa di Santa Maria di Montevergine su commissione del vescovo Albini.
Quando si decideranno le istituzioni pubbliche preposte a dedicare manifestazioni celebrative a tali illustri pittori irpini e mostre retrospettive che li facciano conoscere al grosso pubblico?