TORELLI DI MERCOGLIANO – “In vita, ricerchiamo la nostra beatitudine e alcune volte essa passa attraverso il sesso. Siamo disposti a correre rischi incalcolabili, a scambiare ogni cosa, a perdere tutto, pur di raggiungere quello stadio estatico che dura così poco, ma che riesce a nutrire il nostro corpo e il nostro animo di una felicità che moltiplica la nostra potenza e la nostra gioia di essere in vita.
Questa è una storia in bilico tra reale e irreale, tra tangibile e immaginato, tra materia e pensiero. Una storia di una generazione segnata dall’insoddisfazione e dall’infelicità, esseri umani che confondono la realtà e la finzione e vanno inconsapevolmente dritti verso la distruzione.
Il teatro stesso è continuamente esposto alla gogna della finzione e per questo, in questi anni dominati dall’iper-realismo, è in pericolo: credere ad un attore che recita è faticoso e, in alcuni casi, è diventato superfluo, superato, inattuale. Ma quel teatrante che si agita sul palco, come preso dalla morsa di una tagliola, ha il potere di trasformare la percezione della realtà di un gruppo di persone che continua a darsi appuntamento in luoghi chiamati teatri per provare a sentire insieme le stesse cose. Una comunità tenuta assieme da una tensione comune”.
È quanto si legge nella nota critica di Licia Lanera e Riccardo Spagnulo, rispettivamente regista e autore de La beatitudine, lo spettacolo che la compagnia Fibre parallele porterà in scena sabato 12, alle 20.30, e domenica 13 marzo, alle 18.00, al Teatro 99 Posti di Torelli di Mercogliano diretto da Federico Frasca.
Sul palcoscenico, oltre Lanera e Spagnulo, anche gli attori Mino Decataldo, Danilo Giuva e Lucia Zott. Le luci sono di Vincent Longuemare; assistente alla regia è Ilaria Martinelli; l’organizzazione è di Antonella Dipierro; tecnico di palco è Amedeo Russi.
