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    03/07/2024

Moneta elettronica ed evasione fiscale

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b_300_220_15593462_0___images_stories_Economia_pos.jpgIl governo, quello attuale – il prossimo vedremo se la pensa allo stesso modo – è fermamente intenzionato a rendere obbligatorio il pagamento con la “moneta di plastica” (carta di credito o bancomat) per importi superiori ai 50 euro. Sarebbe – dice il ministro Passera –  un sistema efficace per combattere l’evasione fiscale in quanto la maggior parte delle transazioni lascerebbero una traccia e, quindi, gli evasori avrebbero una vita più difficile.

Alcune associazioni dei commercianti, all’annuncio che da luglio 2013 scatterebbe questo obbligo, sono insorte. Un ulteriore balzello per i titolari di esercizi commerciali e artigiani sui quali graverebbero altre commissioni che le banche pretendono quando il pagamento viene effettuato con la moneta elettronica. Anche per alcuni sodalizi dei consumatori pagare con il Pos (Point of sale (in inglese “punto di vendita") in  sostituzione del contante non sarebbe un affare per molti cittadini, soprattutto anziani, che hanno scarsa dimestichezza con questo tipo di attrezzature e, soprattutto, non hanno il conto in banca (o presso la posta) per  disporre di una carta di credito o di un bancomat. Dovrebbero aprirlo.  Un ulteriore regalo, dicono, per le aziende di credito.

Per la Lega Nord, se dovesse essere tradotto in norma di legge l’obbligo del pagamento con il bancomat, oltre a fare un grosso favore alle banche, l’Italia diventerebbe uno Stato di polizia fiscale giacché sarebbero sottoposti a controllo tutti i tipi di pagamento. Insomma, quello che in altri Paesi più evoluti del nostro è la norma, da noi diventa un problema. Negli Stati Uniti, per esempio, è obbligatorio pagare anche il taxi (quindi importi di pochi dollari) con moneta elettronica. In questo modo intendono combattere, soprattutto nelle metropoli, il fenomeno delle rapine. Certo, è necessario trovare il modo per alleggerire il peso delle commissioni su coloro che saranno obbligati a utilizzare questo strumento di pagamento.

Il quale, nella nostra provincia, è tuttora poco diffuso, anche se l’Irpinia  negli ultimi anni ha fatto registrare un autentico boom nella diffusione dei Pos. Dal 2000 al 2011 (i dati sono tratti dal bollettino on line della Banca d’Italia) sono aumentati di 5 volte e mezzo. Ce n’erano 1.180 a inizio millennio. Sono diventati 6.414 alla fine dell’anno scorso. Nello stesso arco di tempo in Italia sono aumentati di 2,7 volte, in Campania di 3,8. Tuttavia, se rapportiamo il loro  numero a quello degli abitanti, osserviamo che la loro presenza sul territorio provinciale è ancora contenuta. Se ne contano, infatti, 15 per ogni mille abitanti, contro i18 della media regionale e i 27 della media nazionale.

 

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