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    03/07/2024

In Irpinia diminuiscono gli abitanti. La causa? Culle vuote ed emigrazione

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b_300_220_15593462_0___images_stories_Economia_ista_t.jpgAVELLINO – La recente diffusione da parte dell’Istat dei dati nazionali relativi alla natalità e alla fecondità (in tutto il Paese sono nati nel 2017 rispetto al 2016 oltre 15 mila bambini in meno; il tasso di fecondità, vale a dire il numero medio di figli per donna, continua a scendere: è pari a 1,32 contro 1,46 del 2010) offre lo spunto per dare un’occhiata sui principali aspetti demografici della nostra provincia. La quale non soltanto dal punto di vista economico, ma anche da quello demografico, s’impoverisce sempre di più. Basti dire che dal 1° gennaio 2012 alla stessa data dell’anno in corso ha perduto ben 7.500 abitanti, precipitando da 429 mila residenti a 421.500: il numero più basso dal dopoguerra ad oggi. Il calo, in valori percentuali, è stato dell’1,7%. Una delle aliquote più alte tra le province italiane.

La flessione media della popolazione in Irpinia, dunque, si è assestata poco sotto il 2%, ma ci sono Comuni, quasi tutti ubicati nella fascia orientale, dove in poco più d’un quinquennio l’emorragia   ha raggiunto il 10% (Scampitella, Cairano, Trevico, Chianche, Santa Paolina). In un caso, a Senerchia, addirittura è stata sfiorata la soglia del 20%. La popolazione è diminuita in ben 88 dei 108 paesi che compongono la circoscrizione provinciale; in 5 è rimasta invariata e soltanto nei restanti 25, appartenenti all’Irpinia centro-occidentale, è lievitata. L’incremento in 15 Comuni è stato inferiore al 2%, in 6 è compreso tra il 2 e il 5% e in appena 3 paesi (Quindici, Ospedaletto d’Alpinolo e Monteforte Irpino) ha superato i cinque punti percentuali. Ovviamente con un’emigrazione che porta via soprattutto le classi di popolazione in età feconda, il numero delle nascite non poteva che precipitare. Infatti, nel 2017 ne sono state contate appena 3.100, ben 800 in meno di quante se ne registravano all’inizio di questo millennio. La diminuzione ha sfiorato il 17%. Il tasso di natalità, vale a dire il numero dei nati per mille unità di popolazione residente, è crollato a quota 7,3; nei primi anni del 2000 era del 9,2 per mille. Nell’intero stivale si è scesi dal 9,4 al 7,6 per mille. Quindi,  l’Irpinia continua ad avere un indice di natalità inferiore alla media nazionale. Il tasso di fecondità delle donne irpine è sceso a 1,2 collocando la provincia di Avellino tra le posizioni di coda della graduatoria nazionale.

Sul fronte della mortalità (i decessi nell’ultimo anno sono stati in Irpinia 4.750) il relativo tasso è crescente. Ha raggiunto l’11,2 per mille. In parole povere, per ogni mille abitanti residenti sono decedute in un anno 11 persone. La media nazionale si ferma a quota 10,7. Poiché il numero dei morti è maggiore di quello dei nati, il bilancio naturale della popolazione si chiude in passivo. L’Irpinia perde al riguardo quasi 4 abitanti per ogni mille residenti. In tutta la penisola, la perdita è di 3,2. Ma, mentre in Italia il saldo migratorio - essendo in attivo giacché il numero di immigrati è più elevato di quello degli emigrati - riesce a compensare quello naturale, in  provincia di Avellino si registra il fenomeno opposto. Sono di più le persone che se ne sono andate (10 mila nell’ultimo anno) rispetto a quelle arrivate (9.600). Di conseguenza, nel 2017 anche  il nostro saldo migratorio è stato di segno negativo: meno 0,8 per mille. Tale valore, sommato al  deficit nel movimento naturale della popolazione, fa schizzare a circa 5 abitanti per mille residenti la perdita totale della nostra provincia.

Per effetto delle culle vuote e della ripresa dell’emigrazione (a partire sono soprattutto i giovani non più con la valigia di cartone, come accadeva alcuni decenni fa, ma con il trolley contenente in una tasca il diploma di laurea, accompagnato magari da ricercati master) la distribuzione della popolazione per classi di età è profondamente cambiata. Dai dati Istat si può vedere che, attualmente, su 100 abitati residenti in Irpinia ci sono 12,5 soggetti che hanno meno di 15 anni; un paio di lustri fa erano 14,5. Alla classe  15-64 anni appartengono, ora come allora,  65,9 persone. Gli ultra 65enni sono 21,6, due in più di quanti erano nel 2008. Di conseguenza, l’indice di vecchiaia (cioè il numero degli over 65 per ogni 100 under 15) è balzato da 135 a 173,5.  Effetto finale: l’età media della popolazione irpina è salita di quasi tre anni: era di 42 anni nel 2008, attualmente è di 44,8.

 

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