AVELLINO – L’epidemia di coronavirus - che in Cina sta mietendo centinaia di vittime e che vede crescere in misura esponenziale il numero dei contagiati - avrà un impatto notevole, oltre che sull’economia cinese, anche su quella mondiale, Numerose industrie si trovano in difficoltà perché le forniture provenienti dal gigante asiatico sono pressoché ferme. Qualche stabilimento in Europa ha già dovuto interrompere la produzione in attesa del ripristino della normalità dei traffici. In Italia si temono seri contraccolpi soprattutto sul settore turistico e sul comparto della moda e dei beni di lusso.
Dai dati dell’Osservatorio economico del Mise si rileva che nel 2019 l’Italia ha esportato nel Paese della grande muraglia merci per un valore di circa 13 miliardi di euro (il 2,7% dell’export complessivo), mentre ne ha importato per oltre 31 miliardi. La Cina nella graduatoria dei paesi di provenienza delle importazioni italiane è al terzo posto avendo un peso di quasi l’8% sull’import complessivo. Un interscambio, dunque, superiore ai 44 miliardi di euro.
Qual è la consistenza dei rapporti commerciali tra la minuscola provincia irpina e il colosso asiatico? Sull’export complessivo dell’Irpinia, pari a circa 2.500 milioni di euro, le esportazioni verso la Cina incidono per appena lo 0,5%. Sull’import il “peso” sfiora il punto e mezzo percentuale. Dalle statistiche Istat, infatti, emerge che nell’ultimo anno la provincia di Avellino ha importato dalla Cina merci per 46 milioni di euro; ne ha esportato invece soltanto per una decina di milioni.
Le voci più consistenti dell’export sono rappresentate da prodotti alimentari (4.700.000 euro) e dal settore moda (4.340.000 euro). A notevole distanza s’incrociano merci appartenenti al gruppo delle apparecchiature elettriche (520 mila euro) e delle sostanze chimiche (247 mila euro). L’export alimentare per un importo di 2.196.000 euro è formato da “frutta e ortaggi lavorati e conservati”, per 1.282.000 euro da farinacei e prodotti da forno, per 784.000 euro da “oli e grassi vegetali e animali”, per 220.000 euro da bevande.
Le importazioni sono costituite in prevalenza da metalli di base e prodotti in metallo (19 milioni di euro), macchinari e apparecchiature elettriche (circa 9 milioni di euro), prodotti tessili, abbigliamento, pelli e accessori (7 milioni di euro).
Da notare che una ventina di anni fa, quando le nostre industrie conciarie navigavano in acque diverse da quelle attuali, l’Irpinia esportava verso la terra del dragone pellami conciati e abbigliamento in pelle per più di 80 milioni di euro, dieci volte l’importo attuale.