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    03/07/2024

Iribus-Fma: si sgretola il sistema industriale

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b_300_220_15593462_0___images_stories_Economia_irisbus_flumeri.jpgAVELLINO – L’Irpinia guarda al futuro e punta a costruire lo sviluppo attraverso progetti ambiziosi che, finalmente, la porterebbero fuori da un isolamento che, finora, ha pesato non poco. Lo fa attraverso una importante sinergia, oggi più che mai reale, tra forze politiche, istituzioni e organizzazioni sindacali. Riuscire a centrare gli obiettivi prefissati – con la linea ferroviaria Alta capacità-Alta velocità con la connessione all’ipotesi progettuale della piattaforma logistica e la banda larga – sarebbe un risultato fondamentale, anche se si tratta di guardare di qui ad un decennio.

C’è, però, un problema di fondo che sembra sfuggire. L’Irpinia che guarda al futuro sembra perdere, sempre più, contatto con il presente. I grandi e ambiziosi progetti contrastano con la realtà di un sistema industriale che si sta letteralmente sgretolando e, soprattutto, rispetto al quale non sembrano esserci alternative. In una provincia che conta già 80mila disoccupati, la crisi del comparto industriale sta distruggendo quelle poche certezze costruite negli anni del dopo terremoto. Il miracolo industriale tanto sognato e decantato non ha dato certo i risultati auspicati. Perché, dopo il fallimento – tranne qualche caso isolato – dell’industrializzazione nel cratere, inizia a venir meno anche il cuore del settore secondario.

Le difficoltà della Fiat si stanno abbattendo come un tornado su un tessuto industriale prevalentemente dedito all’automotive. Il caso più eclatante resta la chiusura della Irisbus con i suoi 700 addetti, senza considerare gli effetti sull’indotto già riscontrabili nella crisi senza ritorno della Sguinzi di Montefredane. Ma le difficoltà attanagliano anche la Fma che ha appena tagliato i cento operai dell’Astec non rinnovando alla società il contratto per le attività di manutenzione, presettaggio e galleria tecnica. Il timore maggiore è riferito alla tenuta del gigante malato di Pratola Serra: basterà l’avvio della produzione dell’innovativo motore in alluminio – capace di garantire, grazie alla sua leggerezza, alte prestazioni con consumi minori – per saturare, anche se nell’arco di 24-36 mesi, gli attuali livelli occupazionali? Una domanda alla quale la Fiat fatica a rispondere, tanto che continua a glissare rispetto alla richiesta dei sindacati di un tavolo specifico per discutere del piano industriale della Fma.

Ma i campanelli d’allarme risuonano anche per quelle aziende legate allo stabilimento della Fiat di Pomigliano d’Arco: il miracolo Panda non sembra essere realmente tale, soprattutto per le imprese irpine dell’indotto che si sono viste ridurre – e in alcuni casi azzerare – le commesse per lo stabilimento napoletano. Il quadro d’insieme non è più preoccupante. Assume i contorni del dramma. L’Irpinia rischia la smobilitazione del suo tessuto industriale, pezzo dopo pezzo, come un puzzle che viene smontato quando non si riesce ad arrivare ad una conclusione positiva. Questo porterebbe ad un impoverimento del tessuto sociale e lascerebbe, in tutti i paesi, pochi privilegiati capaci ancora di resistere.

Un contesto nel quale la ferrovia Alta capacità-Alta velocità, la piattaforma logistica e la banda larga servirebbero a ben poco. Difficile immaginare un futuro con queste fondamenta. Il tavolo per lo Sviluppo avrebbe fatto bene, da subito, ad affrontare i nodi di un’economia sempre più allo sbando. Prima di guardare al futuro, sarebbe necessario verificare e sostenere i progetti di reindustrializzazione del sito della Irisbus, ottenere un confronto con la Fiat per il futuro della Fma, valorizzare l’attività dell’amministrazione provinciale e di alcuni comuni dell’Alta Irpinia nell’ambito delle rinnovabili. Senza dimenticare la necessità di sollecitare la Regione a dare risposte, in primis ai lavoratori forestali.

 

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