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    22/07/2024

Crisi occupazionale e imprenditorialità giovanile

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Ferruccio DardanelloAVELLINO – I dati Istat rivelano che la disoccupazione giovanile ha raggiunto cifre da record. In Italia, un giovane su tre è senza lavoro. Le assunzioni di lavoratori dipendenti sono in crescente calo. La risposta  del mondo giovanile a questo stato di cose è “mettersi in proprio”. Non trovando  un posto di lavoro subordinato, i giovani aprono bottega. Questo è quanto si deduce dall’ultima rilevazione condotta da Unioncamere e Infocamere su dati di Movimprese, la banca dati costruita sulle risultanze dell’apposito registro tenuto dalle Camere di commercio.

Secondo l’Unione degli enti camerali, su 300mila imprese nate nell’intero Paese nei primi nove mesi dell’anno oltre 100mila (il 33,9%) hanno alla guida un giovane con meno di 35 anni di età. Le imprese giovanili sono, in percentuale, in numero maggiore al Sud che nel Centro-Nord e questa circostanza è la conferma che la crisi sta avendo effetti devastanti sull’occupazione giovanile soprattutto nelle aree più deboli, tutte ubicate in fondo allo stivale. Unioncamere ha calcolato il “peso” delle imprese condotte dagli under 35 sul totale della struttura imprenditoriale. Ebbene, costruendo una graduatoria tra le singole province, si vede che i primi posti sono occupati esclusivamente da circoscrizioni meridionali.

A guidare questa classifica ci sono tre province della Calabria (Vibo Valentia, Crotone e Reggio Calabria) e una siciliana (Enna) tutte con un tasso di imprenditorialità giovanile superiore al 16%, contro la media nazionale pari al 10,5%. Avellino è sul 18esimo scalino, con il 13% e tra le province campane precede Benevento che si ferma al 12,6%, mentre tutte le altre consorelle viaggiano su valori più alti: Caserta (che è quinta nella scala nazionale) spunta il 15,9%, Salerno il 13,8 e Napoli il 13,7%.

Per trovare una provincia del Nord bisogna scendere al 34-esimo posto dove c’è Novara con un tasso d’imprenditorialità giovanile pari all’11,3%. Analizzando i settori che i giovani hanno scelto per debuttare nel mondo imprenditoriale e dando uno sguardo anche alla forma giuridica prescelta per gestire l’azienda, gli esperti ritengono che le nuove imprese siano piuttosto fragili in quanto operano in comparti tradizionali dell’attività economica, peraltro abbastanza inflazionati (il commercio, la ristorazione, le costruzioni), e agiscono come ditte individuali, quindi piccole imprese con un apporto di capitali piuttosto modesto. Circostanza, questa, che  ha fatto affermare al presidente di Unioncamere, Ferruccio Dardanello “i dati dicono che sono soprattutto micro e piccole imprese individuali, moltissime delle quali al Sud: due condizioni difficili per affermarsi. Per sostenerli abbiamo il dovere di dare loro un paese più moderno e quindi digitalizzato, più efficiente e perciò più credibile e capace di attrarre intelligenze e investimenti, più meritocratico e dunque più libero e rispettoso delle persone, capace di valorizzare le loro competenze nell’interesse di tutti.”

 

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