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    03/07/2024

Fumata nera per il Piano d’ambito

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b_300_220_15593462_0___images_stories_immagini_articoli_giovanni_colucci.jpgAVELLINO – La scadenza del termine per l’affidamento del servizio idrico integrato è ormai vicinissima, ma la soluzione del problema è ancora lontana. Dopo le recenti dimissioni del Presidente dell’Ato Calore Irpino, Antonio Festa, e la nomina, al suo posto, di Giovanni Colucci, nulla è cambiato. Sembra, anzi, scontato l’intervento della Regione Campania, che, di fronte all’inerzia dell’ente d’ambito, dovrà provvedere alla adozione di un nuovo Piano d’ambito e, quindi, all’affidamento del servizio idrico. Contro questa prospettiva cozzano le parole del neopresidente che, al contrario, si dice sicuro di guidare l’Ato verso la revisione del Piano e l’affidamento in house del servizio entro la fine dell’anno.
In realtà, l’orizzonte non è così sereno, non solo da un punto di vista politico, ma anche da un punto di vista tecnico-operativo. E, infatti, da una parte le forze politiche continuano ad elaborare complicate manovre per assicurarsi i posti migliori al tavolo dell’affidamento del servizio; dall’altra, non vede ancora la luce il Piano d’ambito o, quantomeno, una bozza di revisione del Piano esistente. Anzi, non è ancora chiaro se tutte le amministrazioni e gli operatori interessati abbiano fornito tutti i dati necessari all’elaborazione del Piano o se, viceversa, sia ancora in corso la trasmissione delle informazioni. Se così fosse, sarebbe mera utopia sperare di risolvere il nodo dell’affidamento entro la fine dell’anno.
Né può essere presa in considerazione l’ipotesi di procedere all’affidamento in house in mancanza di un nuovo Piano. Quello attuale, infatti, prevede – per il soggetto gestore – requisiti e caratteristiche sostanzialmente diversi da quelle degli attuali operatori. Ma, soprattutto, il Piano attuale prevede una tariffa commisurata a costi di servizio che sono di gran lunga inferiori a quelli effettivi, e, di converso, individua una serie di opere e di investimenti da effettuare che, alla luce di quanto accaduto dal 2003 in poi, rischiano di essere costosi ed inutili. Sarebbe, invece, necessario che l’ente d’ambito e gli altri enti ed operatori interessati si chiarissero (e ci chiarissero) le idee non sugli assetti politici da affermare o salvaguardare, ma – piuttosto – sulla direzione da imprimere alla futura gestione del servizio in rapporto agli interventi da effettuare.
A dimostrare che questo chiarimento non è più rinviabile sta un dato sconcertante che emerge dalle ultime dichiarazioni dei vertici dell’Alto Calore Servizi, che continuano a denunciare gli sprechi e la drammatica riduzione delle risorse idriche a disposizione dell’utenza. Ebbene, non c’è da meravigliarsi che gli addetti ai lavori denuncino una crisi così grave se si considera il pessimo stato di manutenzione della rete idrica. Piuttosto, ci sarebbe da meravigliarsi che la denuncino e, però, non richiedano a gran voce il ricorso all’unico strumento (un nuovo Piano d’ambito) capace di individuare le opere da realizzare.
E c’è da meravigliarsi, infine, che i vertici dell’Ato, e tantomeno quelli dell’Alto Calore Servizi, si preoccupino di programmare nuove strategie di investimento per la realizzazione di queste nuove opere, che prevedano il coinvolgimento di finanziatori ed istituti di credito privati prima che l’evoluzione dell’attuale crisi economica ne renda più complicato l’intervento.

 

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