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    03/07/2024

Forze di lavoro in Irpinia, cresce la disoccupazione

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b_300_220_15593462_0___images_stories_Economia_ista_t.jpgAVELLINO – È peggiorata la situazione occupazionale in Irpinia. I recenti dati pubblicati dall’Istat, riferiti all’intero anno 2018, attribuiscono alla nostra provincia un tasso di disoccupazione pari al 15,3%. Si tratta del tasso più alto dell’ultimo triennio; peraltro, in controtendenza con quanto si è verificato in tutto il Paese dove dal 2016 al 2018 si è registrato un calo di quasi un punto percentuale giacché coloro che cercano lavoro sono diminuiti dall’11,7 al 10,6%. Da aggiungere che il tasso in questione è diminuito nel triennio anche in tutte le province campane, ad eccezione di Napoli. Infatti, a Caserta è passato dal 21 al 19,3%; a Benevento dal 13,6 all’11,9; a Salerno dal 17,5 al 15,5. Nella provincia partenopea, invece, è salito dal 22,8 al 24,2.

Va evidenziato, però, che il tasso di disoccupazione irpino, nonostante la lievitazione degli ultimi anni, resta sotto i valori registrati dalle consorelle regionali, con l’esclusione  del Sannio che spunta risultati migliori dei nostri. Ponendo attenzione al genere, emerge che il tasso di disoccupazione – da noi come nel resto d’Italia – è più alto per la componente femminile; infatti, la forbice tra i due sessi è, in Irpinia, particolarmente ampia: per i maschi il tasso di disoccupazione si ferma al 13%, per le donne balza al 18,4. Quindi, la differenza è di cinque punti; a livello nazionale lo scarto è di soli due punti. In Campania di 4,8.

Diamo uno sguardo alle cifre assolute. La fotografia scattata dall’Istat pone in risalto che nella provincia di Avellino la popolazione in età lavorativa (quella, per intenderci, che va dai 15 anni in su) è pari a 367.000 unità: 179 mila maschi e 188 mila femmine. La forza-lavoro, rappresentata dagli occupati più i disoccupati, è composta da 173 mila persone:103mila maschi e 70mila donne. Gli occupati in totale sono 147mila (90mila uomini e 57mila donne); i disoccupati sono 26 mila (14mila maschi e 13mila femmine). In Irpinia, quindi, si contano ben 18 disoccupati per ogni 100 occupati, 6 in più di quanti ce ne sono nell’intero stivale. Annotiamo che in Campania per ogni 100 occupati  ci sono ben 25  disoccupati. Suddividendo i lavoratori tra dipendenti e autonomi, l’Istat stima che in provincia di Avellino alla prima categoria appartengono 99 mila individui, alla seconda 48 mila. Ne consegue che da noi c’è un lavoratore autonomo ogni due lavoratori dipendenti. In Italia, il rapporto è pari a 3,4. In Campania a 2,9.

I dati per macro-settore economico fanno rilevare che in Irpinia 13 mila persone sono occupate in agricoltura, 32 mila nell’industria in senso stretto, 11 mila nel comparto delle costruzioni e  circa 92 mila nel terziario, di cui 28 mila nel commercio, alberghi e ristoranti. In percentuale, gli occupati nei servizi rappresentano il 62% del totale. Un altro 21,6% lavora nell’industria manifatturiera; il 7,4 nell’edilizia e meno del 9% nell’agricoltura. Le analoghe percentuali a livello nazionale sono le seguenti: servizi 70%, industria in senso stretto 20, costruzioni 6 e agricoltura poco meno del 4%. Nella regione Campania il terziario dà lavoro quasi ai due terzi degli occupati. Il 14% lavora nel manifatturiero, il 7 nelle costruzioni e il 4% nel settore primario.

Per finire, in provincia di Avellino ci sono 108 mila “inattivi”; si tratta –come precisa l’Istat- di persone che non fanno parte delle forze di lavoro, ossia non appartengono né alla categoria degli “occupati” né a quella dei “disoccupati”. Il tasso di inattività, vale a dire il rapporto tra le persone non appartenenti alle forze di lavoro e la corrispondente popolazione di riferimento, è pari nella nostra provincia al 39,2%;  in Campania è addirittura del 47,4%; a livello nazionale si ferma al 34,4. Di contro, il tasso di attività da noi è del 60,8%, in Campania del 52,6 e in tutto lo stivale del 65,8. In conclusione, il quadro occupazionale irpino presenta tinte più fosche di quelle non certo incoraggianti di tutto lo stivale, ma – magra consolazione – per il momento non raggiunge  ancora le tonalità cupe toccate dal resto della Campania.

 

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