AVELLINO – Soltanto un marziano potrebbe credere al presidente della Regione Campania, Vincenzo De Luca, quando parla di sanità: "Nel giro di un anno abolirò le liste d'attesa, mai più viaggi della speranza per curarsi al di fuori dei confini regionali, porterò le prestazioni sanitarie, in poco tempo, al livello delle eccellenze nazionali, i manager li nomino in assoluta autonomia".
Non si sa altrove, ma in Irpinia i vertici dell'azienda ospedaliera Moscati e dell'Asl sono stati il frutto di una spartizione da prima Repubblica. A Ciriaco De Mita l'Asl, con tutti gli annessi e connessi, direttore sanitario e, prossimamente, direttore amministrativo, all'Enzo De Luca minore più Rosa D'Amelio e Enzo Alaia la filiera di comando del maggiore ospedale provinciale. In attesa di verificare i risultati, a prescindere dalle esclusive competenze che sicuramente ci saranno, per ora la lottizzazione è servita.
Particolarmente impegnativo appare, dopo l'esperienza Rosato, il compito del pur titolato Percopo al Moscati, alle prese con problemi di legittimità e trasparenza per l'appalto della caffetteria dell'ospedale e per la costruzione del parcheggio multipiano progettato su un suolo, originariamente di proprietà del Comune, nonché per l'espletamento dei concorsi per la selezione di primari in ruoli chiave per la qualità e l'efficienza delle prestazioni. L’attuale sindaco di Nusco, che mai con Caldoro aveva ottenuto l'Asl, può esercitare il suo carisma su una azienda con quasi tremila dipendenti, che eroga la medicina sul territorio, che dispone di plessi ospedalieri, alcuni come Solofra in un disegno razionale da accorpare al Moscati, che ha convenzioni con cooperative, strutture e cliniche private, insomma un vastissimo mondo utilizzabile per fini politici.
È di nuovo pesante la presenza dell'ex presidente del Consiglio dei ministri nella provincia di Avellino. Una volta si occupava della nomina del presidente dell'Eni, dell'Iri, della Repubblica italiana, oggi guida il maggiore processo di sviluppo, il progetto pilota dell'Alta Irpinia, piazza i suoi fedelissimi nei Gal, briga per defenestrare De Stefano dall'Alto Calore e Foti dal Comune, è il maggiore riferimento con il quale tratta il presidente De Luca per le questioni irpine.
Senza ombra di dubbio il patto di Marano, siglato nottetempo, in termini di gestione del potere sta producendo i suoi frutti. L'inesauribile leader si avvantaggia anche della assoluta incapacità del gruppo dirigente del Partito democratico, diviso su tutto, della complicità di Rosa D'Amelio e di alcuni sindaci che subiscono la sua esperienza e, qualche volta, la sua prepotenza. La strategia dei demitiani è chiara: approfittare delle spaccature dei democratici per gestire a tutti i livelli il potere per la conquista del consenso.
Un partito, l’Udc, con pochissimi voti, che ha l'esigenza di trovare spazi per i suoi fedelissimi. Per Avellino è già in corsa l’ex manager del Moscati Pino Rosato. Per la negligenza dei De Luca, Famiglietti, Paris, per la sudditanza delle varie D'Amelio e Repole - anche se quest'ultima di recente tenta di affrancarsi – il vecchio premier democristiano riesce a determinare ancora oggi i destini politici provinciali. Da Ciriaco De Mita, in questa nuova fase di attività da primo cittadino, chi si aspettava un contributo di analisi, di idee, di saggezza rimarrà deluso.
Il limite è sempre lo stesso: l’uomo di Nusco vuole indicare finanche il sacrestano di Lapio e la nuova classe dirigente la seleziona direttamente al liceo di Dentecane. Il Colletta dei Sullo, dei Muscetta, dei Maccanico è solo roba per nostalgici.