AVELLINO – La prima considerazione che ci viene da fare a commento dell’annuncio delle dimissioni da sindaco di Avellino di Giuseppe Galasso riguarda lo spirito veramente da secoli bui, per non dire ignobile, di una legge, sicuramente da cambiare, che costringe i sindaci che intendano candidarsi al Parlamento a lasciare l’incarico sei mesi prima delle elezioni. Come se i sindaci potessero, con il loro potere, condizionare l’elettorato fingendo così di ignorare che in, realtà, sono i parlamentari ad avere costruito nel tempo delle riserve di caccia coincidenti con i loro collegi.
Quanto poi alla richiesta rivolta a Galasso da una parte del Partito democratico irpino a rimanere in carica per tutto il suo mandato per rispettare il patto con gli elettori c’è da dire che Galasso, che ha una legittima aspirazione, non va via per partecipare ad un rodeo, ma va a sottoporsi al giudizio degli elettori, giudizio che naturalmente riguarderà sia il lavoro fatto per Avellino sia lo stato della città in questo particolare, delicato momento.