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    03/07/2024

Suicidio al Sud

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Palazzo MontecitorioAVELLINO – Il voto di domenica provoca fatti e considerazioni di carattere locale ed una valutazione complessiva sulle conseguenze delle scelte elettorali sul Sud in generale e su Campania ed Irpinia in particolare.

Da noi si registra la conferma del Partito democratico (il partito inesistente da un bel po’, secondo Ciriaco De Mita) quale prima forza politica della provincia e del capoluogo.  Con un rinnovo della rappresentanza parlamentare, visto che arrivano a Montecitorio due giovani deputati, Valentina Paris e Luigi Famiglietti, mentre al Senato la sconfitta in Campania del centrosinistra comporta l’esclusione dell’uscente Enzo De Luca il cui passo è stato reso difficile dal pesante cappello di lista imposto da Roma con conseguente sua collocazione all’ottavo posto nell’elenco dei candidati a Palazzo Madama. Possibile ora per De Luca una corsa alle primarie per una candidatura a sindaco di Avellino? Un performance migliore rispetto al dato nazionale della lista è quella ottenuta da noi da Sinistra, ecologia libertà, per cui tra i candidati alla Camera si è fatta più che interessante la posizione del dirigente irpino del partito, Giancarlo Giordano, che ha un piazzamento utile per poter entrare in Parlamento dove oramai ha già messo un piede. Ma il vero cruccio di Pd e Sel è, o dovrebbe sssere, questo: aver lasciato, soprattutto il Pd, che altri (leggi il M5S) rubasse il ruolo di costruttori di futuro, di possibile alternativa. In Irpinia soprattutto.

Detto che tutti i tentativi posti in essere all’ombra di liste trascinatrici, guide di improbabili quanto evanescenti coalizioni salva sedere, sono risultati inutili (con l’eccezione di Fratelli d’Italia), c’è da segnalare che l’unica novità del tanto lungamente stagnante contesto politico della nostra provincia è stato il seggio conquistato dal presidente dei costruttori irpini, Angelo D’Agostino, candidato alla Camera nella lista Monti. Di “nuovo” c’è anche la “promozione” in Parlamento del vicepresidente della giunta regionale, Giuseppe De Mita, nelle liste Udc; liste inghiottite dappertutto – tranne che in Irpinia – dalla lista Monti. Il dato Udc da noi è più del doppio di quello nazionale e sufficiente a far conquistare un seggio (sia pure dopo opportuna opzione del capolista ministro Catania in altro collegio). L’inarrestabile ascesa del nipote che fa un passo avanti ad ogni bocciatura elettorale!

Il partito dei De Mita viene da noi scavalcato sia dal Movimento 5 Stelle che dall’alleato Monti, fermo rimanendo il secondo posto del Pdl che prende molti voti nell’Arianese (ma Cusano rimane a terra); e rimane comunque sulla scia del Pd e conferma il senatore uscente Cosimo Sibilia. Difficile dire ora cosa accadrà alla Provincia commissariata proprio dopo le dimissioni di Sibilia da presidente dell’ente. Intanto, riprenderà la lotta per difendere l’istituzione provinciale? Avellino – che rischia di perdere il ruolo di capoluogo – è intanto in attesa di elezioni e di un n uovo sindaco.

Di queste cosucce si potrebbe parlare parecchio ma è di ben altro che abbiamo il dovere di occuparci. Di come ha votato il Sud, ad esempio. Sicilia, Campania, Puglia, Calabria, Abruzzo: quanto Sud in termini di società e di economia c’è in queste regioni? Quasi tutto. Ebbene, questo Sud ha dato i suoi suffragi all’alleanza Berlusconi-Lega. Non un’alleanza qualsiasi, l’alleanza che si basava (e si basa) sullo scellerato accordo sul 75% della tasse da conservare in ogni regione. Il Nord, in pratica, svuoterebbe pozzi e cisterne ed a Roma (Lazio) rimarrebbe il compito di pagare pensioni e stipendi (pubblica amministrazione, forze armate, docenti ecc.).

Questa violenza all’impianto dello Stato dovrà certamente passare al vaglio di Parlamento e Corte costituzionale, ma intanto i meridionali – con il loro voto – hanno detto che la cosa progettata dal neo eletto in Lombardia, Maroni, si può fare (secessione di fatto del Paese; da oggi a Milano stanno già lavorando alla macroregione, al Grande Nord). È soltanto un caso che le regioni meridionali prima citate sono il regno di mafia, ‘drancheta e camorra? C’è chi s’indigna tra politici ed intellettuali fino ad ieri impegnati sulla dotta discussione su vecchi e nuovi borbonici?

All’attenzione di costoro un dato: la questione morale in Lombardia è più di una sensazione (i soldi della Lega, le ruberie sulla sanità, il “caso-Formigoni”, la mafia di Milano e dintorni). Possibile che non ci sia chi metta in collegamento tanta corruzione e tanto imprescindibile consenso elettorale? Ma c’è chi ricorda le cose dette e scritte a Napoli sul cosiddetto sistema bassoliniano alla Regione Campania? Non ci vuole un grande sforzo: la visione dei giornali di domenica scorsa rinfrescherebbe la memoria a molti.

 

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