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    03/07/2024

Alto Calore, lettera aperta di Anzalone a Renzi e Cantone

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Luigi AnzaloneAVELLINO – Sulle vicende legate all’Alto Calore ospitiamo una lettera aperta indirizzata al presidente del Consiglio, Matteo Renzi, e al presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione, Raffaele Cantone, da parte di Luigi Anzalone, ex presidente della Provincia di Avellino ed ex assessore regionale al Bilancio nella giunta Bassolino, che chiede il commissariamento dell’ente di Corso Europa.

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Quo usque tandem abutere, Catilina, patientia nostra?”. Riportato alle mediocri, tristi e maleodoranti “cose occorrenti” nella nostra sfortunata e prostrata terra, questo fulminante incipit della prima delle quattro Catilinarie (Orationes in Catilinam) di Cicerone suona pressappoco così: “Fino a quando il Partito democratico, con il suo potere arrogante, spregiudicato e pervasivo, abuserà della pazienza dei cittadini dell’Irpinia? Fino a quando, per stare all’ultimo scandalo e ai disegni che il Pd cova, dai rubinetti dell’Alto Calore continuerà a uscire l’acqua non limpida di un sistema che, ad essere eufemistici, non esalta il senso morale e politico? Fino a quando gli abitanti della terra che possiede un’enorme, meravigliosa ricchezza di petrarchesche chiare, fresche e dolci acque, saranno costretti a pagare le bollette più alte (o salate) di tutta la regione Campania e anche della Puglia, dissetata dalle generose sorgenti irpine, per avere, a intermittenza, acqua al cloro? È  mai possibile che solo la magistratura avellinese – da quando la Procura della Repubblica di Avellino è diretta da Rosario Cantelmo – tenta di porre un argine, con le sue meritorie inchieste, alle nefandezze che si consumano da più di mezzo secolo in un palazzone impenetrabile di Corso Europa ad Avellino? Perché mai, a fronte di un ceto politico che ci tartassa o che è oggettivamente connivente con chi lo fa, noi irpini siamo al tal punto figli di un dio minore da  non meritare nessuna attenzione da parte del presidente del Consiglio Matteo Renzi e del presidente dell’Autorità nazionale anticorruzione Raffaele Cantone?”.

Ecco perché ci rivolgiamo pubblicamente a queste due figure di alto prestigio e di primaria responsabilità dello Stato italiano - di cui abbiamo stima e in cui riponiamo fiducia - affinché l’Alto Calore sia commissariato e ne sia affidata la direzione a personale qualificato e di intemerata moralità, che provveda a rifondarlo ab imis fundamentis, così che possa essere gestito in modo corretto e divenga strumento primario di promozione e di sviluppo della nostra agricoltura, dell’agro-industria e dell’agriturismo, dando lavoro e producendo ricchezza. Basta dire al riguardo – ed è tutto dire! – che, come ha scritto Faustino De Palma in un pregevole articolo su questo giornale, lo stesso Piano d’ambito approvato dall’Alto Calore indica, per ristrutturare l’ente, “obiettivi e criteri che non coincidono con quelli perseguiti dall’Alto Calore”. Obiettivi e criteri riassumibili in primis in “più operai e meno dirigenti”.

Ciò che preoccupa non è solo l’inefficienza di questo vecchio carrozzone clientelare, che gestisce le risorse idriche in modo tale che il 50% di esse finisce in conduttore  obsolete che perdono come un colabrodo. Ciò che  preoccupa  massimamente –  poiché, al solito, viene pagato a carissimo prezzo dai cittadini contribuenti – è il disastro finanziario, la vera a propria situazione di fallimento in cui versa l’Alto Calore. Secondo i dati più recenti (e, speriamo, non reticenti), l’Alto Calore  è gravato da una massa debitoria non inferiore a 150 milioni debiti (300 miliardi di vecchie lire). E non si venga a dire – affinché il nostro sdegno, già infinito, non aumenti ulteriormente – che l’Alto Calore vanta crediti per un centinaio di milioni, poiché si tratta – tranne, ad esagerare, di dieci o venti milioni – di crediti inesigibili, come accade alle amministrazioni pubbliche male amministrate. Altrimenti, perché non si provvede  ora e subito all’esazione di questi crediti, data la voragine delle passività?

Come si spiega una tale catastrofe? Semplice: non è mai esistita in provincia di Avellino una vera gestione pubblica del servizio idrico, bensì una gestione privatistico-partitocratica prima democristiana, poi di centrodestra, poi di centrosinistra, ora del Pd più contermini. La vicenda  dell’Alto Calore, l’abbiamo già scritto, meriterebbe di far parte della “Storia della colonna infame” della questione morale che affligge il Sud dall’Unità ad oggi. È perciò sorprendente che oggi, da parte di coloro che pure sono forze di opposizione del Pd e dei suoi così diffusi alleati, si protesti a viva voce contro il progetto di creare un nuovo ente, formato dall’Alto Calore e da una società pubblico-privata beneventana, la Gesesa, ignorando però l’emergenza finanziaria dell’Alto Calore. Come si fa –  chiedo – a lasciare in piedi l’Alto Calore così com’è, sapendo anche che a dirigere il nuovo ente andranno, per la parte irpina, proprio coloro che hanno provocato questo disastro?

Se si eccettua Rifondazione comunista, con il suo segretario provinciale Della Pia, nessuna forza politica, neppure di opposizione, avanza l’ipotesi di portare la questione in Parlamento o di far arrivare a Cantone i bilanci dell’Alto Calore. Eppure i deputati di opposizione, nella nostra provincia, non mancano. Certo la nuova legge regionale sull’acqua consente, sciaguratamente, la costituzione di una società pubblico-privata per la gestione del servizio idrico, ma consente anche quella tutta pubblica (questa volta in coerenza con il referendum popolare sull’acqua pubblica) e consente infine di fare una gara ad evidenza europea.

Intanto, è cominciata la guerra per bande in vista del prossimo congresso provinciale. Si tratta di stabilire quale banda avrà la parte del leone nel, chiamiamolo così, nuovo Alto Calore: c’è all’orizzonte una finanziamento di un miliardo e mezzo di euro per lavori di ristrutturazione e potenziamento del nostro settore idrico. Senza parlare di chi si accaparrerà la maggior parte delle candidature al Parlamento.

Che dire? Speriamo che la nostra speranza di politica pulita e di cambiamento all’Alto Calore e altrove nelle cosa pubblica non diventi una foglia secca che non è stata mai verde.

Luigi Anzalone

 

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