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    03/07/2024

L’affaire parcheggi e le responsabilità della politica

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b_300_220_15593462_0___images_stories_Attualita_traffico_avellino.jpgAVELLINO – Bisogna sempre diffidare degli amministratori pubblici che, di fronte alla difficoltà della soluzione di un problema, individuano le responsabilità in capo ai predecessori, costruendo così un alibi alla propria incapacità. Accade a Roma per la crisi dei rifiuti, accade ad Avellino per lo scandalo parcheggi.

Quando all'incirca venti anni fa la magistratura sequestrò alcune aree della città in mano agli abusivi, l'amministrazione Di Nunno, con il supporto della prefettura, promosse la nascita delle cooperative sociali. Le stesse prevedevano, per legge, il recupero di categorie svantaggiate, quali tossicodipendenti o ex detenuti, che in associazione con altri soggetti potevano svolgere alcuni servizi  utili per la comunità. La giunta, con l'ausilio di figure specializzate ed esercitando, puntualmente, il controllo, affidò, con un programma di recupero sociale e di reinserimento lavorativo, a tali strutture la gestione delle aree chiuse di sosta.

Terminata traumaticamente l'esperienza Di Nunno non solo non vi è stato più alcun interesse ad efficaci attività di verifica sulle cooperative da parte del Comune ma addirittura, con la candidatura di Giuseppe Galasso, i parcheggiatori si sono, di fatto, costituiti in un vero e proprio partito. Chi non ricorda da parte di questi personaggi, mentre il procuratore Amato Barile, che purtroppo non c'è più, sognava la città dei diritti, le processioni al centro “Noi con loro” o alla segreteria dell'ex sen. Nicola Mancino per sponsorizzare la candidatura del popolare Pinuccio? E che senso ha avuto realizzare l'Azienda città servizi, travolta dagli scandali proprio nel corso di questo mandato sindacale anche per la commistione tra imprenditori dei parcheggi e mala politica, se non si ha il coraggio di affidarle la gestione dell'intero comparto della sosta?

Non sfugge ai conoscitori della storia cittadina che vi sono sempre stati in municipio consiglieri, soprattutto quelli espressione di alcune periferie, sensibili alle istanze di categorie borderline. Oggi è diverso, esistono individuabili rappresentanze politiche direttamente riconducibili agli interessi legati ai parcheggi, trasversali e trasformistiche, purtroppo,necessarie al mantenimento dell'attuale maggioranza ad Avellino. Non ha precedenti la fuga del comandante Arvonio dall'espletamento della procedura per l'affidamento del servizio nelle aree individuate dal bando di gara e le dichiarazioni di uno dei concorrenti che paventava il suo ritiro per mancanza di trasparenza ed inquinamento ambientale. Come se si trovasse a Gomorra! Quest'ultimo proveniva da Santa Maria Capua Vetere, provincia di Caserta, mica da Portofino!

Intanto la Procura dopo mesi di immobilismo ha comminato il Daspo a cinque poveri Cristo. Perché i capoccia, con sponsor e legami a Piazza del popolo a difesa dello status quo, non pagano mai? Certo dispiace che siano colpiti sempre gli ultimi, gli sfruttati, ma al cittadino arbitro non sfugge che dietro l'organizzazione della sosta, nelle zone non a raso, esista un vero e proprio business fatto di soprusi, privilegi e dazioni in nero. Queste ultime dove vanno a finire? Che cosa alimentano? Sono sempre in funzione di interessi leciti?

Quello che più non si comprende è perché l'amministrazione, una volta per tutte, non voglia recidere i legami con tale sistema e garantire una gestione interamente pubblica e pulita della organizzazione del sistema sosta. Forse perché si è alla vigilia delle campagne elettorali ed i voti non puzzano, nemmeno quelli di una parte della peggiore feccia della città.

 

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