AVELLINO – Con la vittoria del candidato della destra all’ente Provincia – si legge in una nota di Beppe Sarno, esponente del Psi – la città di Avellino rischia l’isolamento istituzionale: infatti mentre da una parte c’è la città con i suoi problemi, le sue contraddizioni e l’incapacità dei suoi amministratori di governare le continue emergenze, dall’altra Provincia e Regione si apprestano a stringere Avellino in una morsa politica. Il Pd, principale artefice di questa sconfitta, dovrebbe porsi il problema di analizzare ed individuare i motivi politici e le responsabilità che hanno portato alla attuale situazione. Di questa improbabile campagna elettorale che tutti nel centrosinistra davano per vinta, a causa dello sfaldamento della destra e il presunto astensionismo di De Mita, resta sul terreno il volto sfigurato dei dirigenti del Pd, le lotte intestine, l’inesistente democrazia interna, nessuna meritocrazia. Tutti erano convinti che lo stellone di Renzi avrebbe portato i suoi benefici effetti in termini elettorali anche nella nostra provincia. Non è stato così. Sono stati sconfitti i capibastone del Pd e la mancanza di un serio programma politico da proporre agli amministratori presenti sul territorio che ogni giorno hanno a che fare con strade da aggiustare, bilanci da far quadrare, problemi reali da risolvere senza fondi e senza armi concrete. Il centrodestra vince senza merito, rialza la testa e si compiace per un regalo in buona sostanza inaspettato.
Il Pd non ha capito che deve uscire per le strade e ascoltare le paure della gente, i bisogni di chi vuole soluzioni e non promesse. Con la vittoria della destra ha vinto la rabbia degli amministratori lasciati soli; giovani amministratori capaci ed impotenti che hanno voltato le spalle ad una politica autoreferenziale e chiusa nelle proprie segreterie. Nessuno nel Pd si è posto il problema che la riforma delle Province, così come si presenta oggi, non è altro che una “finta riforma” subdola e antidemocratica che, anziché puntare ad abolirle, le ripropone in una nuova forma caratterizzata esclusivamente dal fatto che i cittadini vengono esautorati dal diritto di voto, dal diritto di scegliere chi li governerà in ambito provinciale.
Pensavano gli illusi del Pd di giocare una partita senza squadra avversaria e sono stati punti. Attenti però! Se la politica non torna ad essere servizio, bene comune, promotore di speranza, alle elezioni regionali della prossima primavera i risultati non saranno diversi. Il Pd oltre che imparare dagli errori e dai ritardi deve imparare anche dall’ascolto delle persone, dai loro bisogni, dalla lotta alla povertà e all’esclusione sociale. Bisogna ripartire dagli ultimi.
Quanto al mio Partito il Psi, Marco Riccio ha dimostrato di valere come il due di spade a briscola e come socialista mi permetto di dirgli amichevolmente che se invece di prostrarsi servilmente al Pd avesse perso qualche minuto a condannare la deriva antidemocratica che sottende il metodo con cui è stato eletto il nuovo presidente provinciale ne avrebbe guadagnato in dignità. Questa deriva nel futuro potrebbe diventare causa di tensioni e mobilitazione sociale poiché non esiste alcuna valida alternativa alla sovranità popolare neppure per le elezioni provinciali che sembrano non interessare a nessun partito ma che invece hanno scatenato “guerre” politiche senza esclusioni di colpi, il tutto sulla pelle dei cittadini.