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    08/12/2023

Di Nunno/L'autorevolezza e la dignità della politica

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Il primo numero di Quaderni IrpiniAVELLLINO – Tonino Di Nunno ha vissuto la sua professione, la militanza politica e le responsabilità amministrative come assoluta donazione, come impegno gratuito. Ha  guardato ogni volta al lavoro compiuto con quel senso di non appagamento che, parafrasando Moro, rende consapevoli del proprio limite ed alimenta una speranza sempre nuova. Di Nunno rappresenta una costante ed intelligente provocazione per tutti coloro che intendono legare l’impegno civile ad una stella più alta, che vogliono ancora scommettere sull’autorevolezza e sulla dignità della politica.

Negli ultimi tempi il mio rapporto con Tonino è stato sempre più continuo e confidenziale: la politica come “philia” è stato il suo stigma ed il suo regalo! Credo di poter affermare che egli ha rappresentato al meglio la tradizione cattolico-democratica, quella originale cultura politica che ha saldato l’anima sociale con la tradizione liberale. Tonino conosceva il valore sintetico della politica ma se chiamato a scegliere era sempre dalla parte degli ultimi, di chi resta indietro. Sapeva che le regole non sono un trucco dei perdenti ma una garanzia di libertà e che in presenza di forti e di deboli è la libertà che opprime e la legge che libera, riconosceva così il valore  ideale e morale delle istituzioni e testimoniava fino in fondo anche il suo legame alla lezione dorsiana. Sapeva che la politica non è garanzia di felicità ma essa può provare a  ridurre dei mali, a risolvere alcuni problemi delle persone: se fedeli ad un impegno talvolta si possono spezzare le catene della modernità, si può offrire un’alternativa ad una comunità ripiegata, si può “costruire la città nuova intorno alla fontana antica”.

Di Nunno è stato un interprete originale del popolarismo sturziano, una grande e singolare esperienza civile: nel suo impegno amministrativo Tonino ha saputo esaltare il valore dell’autonomia, consapevole che esso si trasforma in un “disvalore” se slegato da una sintesi, un traguardo più alto. Ha avuto sempre la straordinaria capacità di offrire argomenti al dibattito  politico, di suggerire soluzioni per le emergenze della città di Avellino ma anche del territorio  provinciale. Ha saputo essere concreto senza innamorarsi di “quelle ragioni della concretezza” che uccidono i cuori e la fantasia e  rendono tutto giustificabile. Tonino non si sottraeva mai al confronto, rifiutava però l’obbedienza cieca che troppo spesso si confonde con il delitto: non ha mai immaginato di salvarsi l’anima rendendola minuscola.

I suoi atti amministrativi hanno sempre avuto un profondo valore politico perché espressivi di una precisa “idea di comunità”, di una città più umana e solidale. La sua passione per le vicende storiche, il suo “meridionalismo democratico” lo portavano a credere che la politica non può essere solo la vittoria ad ogni costo, una scommessa giocata sull’attimo fuggente ma piuttosto essa è la ricerca di obiettivi differiti, la fatica  delle soluzioni possibili, l’incontro tra la storia umana e la sua speranza, il suo di più.

Di Nunno ha  vissuto tutta intera la parabola democristiana, aveva colto per tempo i segni della crisi della Dc e negli anni Novanta si è ritrovato al fianco di una nuova generazione di cattolici-democratici che era già “ in prima linea” per aprire una nuova fase, per riscattare alcune  “colpe dei padri”. Ha subito poi il tradimento dell’esperienza del Partito popolare, ha  assistito senza slancio alla malinconica vicenda della Margherita ed ha evidenziato contraddizioni e limiti del Pd,  preda di tanti democratici “per caso”. Ha visto insomma la politica scivolare nel tempo dal cielo dei valori  al terreno delle convenienze, di un pragmatismo senza luce ma non ha mai disertato, non ha rinunciato ad un possibile riscatto; nonostante i difficili tornanti politici e personali di questi anni  non si è smarrito e alle elezioni provinciali del 2009 volle essere ancora in campo!

L’irripetibile esperienza di Di Nunno è dunque  la  conferma che la via per la giustizia  passa anche per la politica, per una sua nuova moralità, che si possono assumere responsabilità senza pretenderle, che si può attraversare il potere senza rimanerne invischiati. Egli è dunque un necessario segno di contraddizione in questo tempo di protagonismo scadente.

Ad alcuni che ancora mi chiedono: è stato giusto battersi per Di Nunno, abbandonare via Tagliamento nell’ormai  lontano ’99? Continuo a  replicare indicando con emozione la vicenda  politica ed umana  di Tonino e riaffermando con convinzione che senza  sacrificio la politica non ha alcun valore.

 

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