AVELLINO – Ricordate la città giardino che con grande lungimiranza e visione d'insieme immaginò il sindaco Di Nunno per la nostra Avellino? Ebbene, se questo progetto sembra, almeno nel breve periodo, destinato a rimanere utopia, ad oggi, purtroppo, anche il verde storico della nostra città sembra essere destinato alla "prescrizione".
Ci è bastato, infatti, fare una passeggiata per avere la plastica percezione di come questo dato sia ormai incontrovertibile: da via Verdi al viale dei Platani si assiste ad una straordinaria quanto sconsiderata emorragia di verde, che provoca in noi cittadini sentimenti di profonda mestizia. Viene da chiedersi, allora: perché tutto questo? É solo il naturale ed inesorabile scorrere del tempo, una approssimativa, scarsa o poco attenta manutenzione e cura da parte degli addetti al settore che, spesso può tradursi in un'inevitabile sofferenza patologica degli arbusti, o cos'altro? Non sarebbe stato meglio dove e quando necessario piantare alberi più piccoli o con radici che si sviluppano maggiormente in profondità in maniera da evitare il rialzo della pavimentazione o difficoltà all'ambiente circostante? Una scelta in tal senso avrebbe di certo giovato vedendo preservata la vocazione è la funzione di alcune zone della città , ogni riferimento al citato viale dei Platani, non è puramente casuale.
Nella certezza che chi di dovere sappia fornire celere ed esaustiva risposta ad interrogativi che, prima che da noi, sono stimolati e sollecitati da una comunità ormai sempre più orfana di una propria identità, attendiamo con la fiducia e l'ottimismo che ci contraddistingue.
Intanto, plaudiamo all'apertura al traffico delle strade limitrofe all'autostazione, pur con ancora alcune piccole cose che saltano all'occhio: il nostro pensiero va in particolare agli scivoli per disabili che, seppur presenti, appaiono in numero esiguo, alquanto "discontinui" e non costruiti ad arte. Una recente passeggiata nella zona ha, peraltro, sollecitato in noi la volontà di lasciare una proposta: perché non immaginare di intitolare una delle strade sopra citate al ricordo del compianto Antonio Aurigemma, altro lungimirante sindaco-giornalista del capoluogo nel quinquennio settanta- settantacinque che, in comune con Di Nunno, coltivava l'idea, l'immagine di un "sogno di città "?
Sarebbe un bel modo per risvegliare la pur sempre labile memoria della nostra comunità, permettendole di riappropriarsi di un passato da non rendere solo preda dell'oblio e, perché no, di riannodare quel filo di Arianna verso quella narrazione emotiva, capace finalmente di sostanziare un progetto di città seriamente proiettato al futuro.
In quest'ottica ci piacerebbe che tutta la zona del parco dell'autostazione fosse presto adornata con una adeguata piantumazione di alberi e che, al contempo, la stessa autostazione possa essere riconsegnata alla città in tempi brevi e nella sua massima efficienza: magari prima che anche gli alberi, per ora solo immaginati, finiscano col diventare "secolari".
Anche in questo caso, certi della sensibilità di chi di dovere attendiamo speranzosi quanto fiduciosi.