AVELLINO – La cultura non è soltanto patrimonio di chi la possiede ma è anche far sì che per altri divenga piacere e volontà ad acquisirne.
Se questa settimana il nostro occhio torna a guardare alla necessità di ravvivare il culto della cultura in città non è soltanto per dar atto a tutti i candidati sindaco del loro manifestato impegno ad una rinnovata valorizzazione di edifici a vocazione culturale del capoluogo, come, in particolare, l’ex Eliseo, pur già tornato nella parziale disponibilità della comunità, il teatro Gesualdo, per cui a breve, dovrebbe riavviarsi la normale programmazione, ma anche e soprattutto perché a far da contrappunto a tutto questo ed a lasciare sgomenti è l’aver appreso di recente della poca attenzione riservata alle sorti dell’archivio storico comunale di Avellino.
Viene spontaneo allora, nel merito, parafrasare il grande giornalista Indro Montanelli: “Una città, un paese che ignora il suo ieri non potrà avere un domani”. L’archivio, infatti, sconosciuto ai più, conserva atti, delibere e documenti che trasudano storia il cui semplice contatto può raccontarci lo scorrere di un tempo spesso non vissuto ma solo ascoltato.
L’archivio non ha una sede, i faldoni impolverati da un’incuria quasi rassegnata vivono dispersi ed imprigionati in scantinati umidi, bui e dimenticati e solo grazie all’instancabile passione e dedizione dello storico avellinese Andrea Massaro a salvarli da sicuro depauperamento oggi possono a buon diritto reclamare il loro bisogno di essere risvegliati e forse respirare di nuovo in una sede consona al loro valore ad alla loro mole.
Non sta a noi trovare o suggerire soluzioni, non si continui, però, a servirsi del tempo come inerte attesa dell’oblio. Ci pare utile ricordare in tal senso come nella disponibilità del patrimonio di Palazzo di città sono annoverati diversi immobili di cui purtroppo si ignora perfino la mappatura. In fondo la responsabilità cui ciascun candidato legittimamente aspira non può e non deve prescindere dal recupero e dalla valorizzazione delle proprie radici e con esse del passato, della memoria, dunque , della propria storia. Solo uno stimolo d’attenzione in più ma sufficiente a giustificare quanto a corroborare la nostra convinzione che promuovere la cultura, senza mai sentirsene paghi, sarà sempre garanzia di progresso e di vivere civile: perché, in fondo, è la cultura che fa amare la vita laddove l’ignoranza la offende e la distrugge.
Sicuri di essere ascoltati e nella certezza di dover tornare su queste pagine solo per ringraziare per quanto accadrà, garantiamo comunque occhio vigile e pungolo sul tema, pur con la fiducia e l’ottimismo che ci contraddistingue.