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    03/07/2024

Province, quale futuro per il Vallo di Lauro?

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La suddivisione del territorio della Campania in base al ddl governativoLAURO – Di Giuseppe Buonfiglio, studioso della storia del Vallo di Lauro, autore di diverse pubblicazioni, a lungo docente nelle scuole superiori, attento osservatore della realtà lauretana, pubblichiamo questo contributo sul tema al centro del dibattito politico che è quello del riordino delle Province. In sostanza, nel suo intervento, Buonfiglio propone per il Vallo di Lauro o l’aggregazione alla città metropolitana di Napoli o il ritorno alla Terra di Lavoro, vale a dire la provincia di Caserta.

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Avellino attende il miracolo dal Senato ma il vero miracolo è rappresentato dalla cancellazione dei piccoli Comuni e degli enti e consorzi intermedi. Per il Vallo di Lauro è l’ora delle grandi scelte.

Al Senato si riaccende “la guerra dei poveri”

Il nuovo assetto delle Province, imposto dal governo Monti, per ridurre i costi del mantenimento dell’apparato statale, ha suscitato malcontenti tra le numerose province italiane che, con un solo colpo di spugna, si sono viste cancellare anni di storia e cultura locale.

Reazioni, prese di posizione e mobilitazioni di massa ha suscitato la decisione di accorpare l’Irpinia e Sannio in una sola Provincia, decisione che sembra non piacere a nessuno; ad Avellino c’è rabbia e preoccupazione per la perdita del capoluogo, mentre a Benevento nessuno accetta la scomparsa del Sannio.  Dalle piazze le schermaglie politiche, spesso dettate da rozzo e sgarbato campanilismo, sono approdate finalmente in Parlamento; la discussione ha preso il via stamattina al Senato dove sono stati presentati emendamenti e controemendamenti in merito alla questione del riordino territoriale irpino-sannita e per risolvere il nodo del capoluogo.

Su questa questione il deputato sannita, Costantino Boffa, ha lanciato un invito alla classe politica irpino-sannita di non «inseguire le spinte alla rottura, ma lavorare sulle cose che ci possono unire e non dividere» e si augura che «all’indomani della fine di questa storia ci si possa mettere intorno a un tavolo per creare una gestione condivisa di un ente policentrico che abbia una equilibrata dislocazione degli uffici sul territorio». Ma ai segnali di disgelo e di riconciliazione della sponda beneventana i parlamentari irpini hanno risposto promettendo un impegno deciso e determinato in Senato e alla Camera per evitare che il capoluogo della nuova provincia Irpinia-Sannio vada a Benevento, così come prevede il decreto licenziato dal governo.

Avellino riuscirà a conservare il suo status di capoluogo? E, in caso positivo, quale sarà l’atteggiamento delle altre province soppresse? Accetteranno passivamente o alzeranno le barricate?

Non sarebbe, a questo punto, più corretto rivedere l’intero provvedimento e addirittura, se necessario, rimodulare la nuova geografia delle istituzioni: Stato, Regioni e Comuni? Consistente sarebbe il risparmio economico e soprattutto si eviterebbero guerre di campanile; “mal comune mezzo gaudio”.

Il futuro del Vallo di Lauro

La conferma, in Parlamento, come si prospetta, dell’accorpamento delle province di Avellino e Benevento con la conseguente perdita del capoluogo da parte della provincia irpina, nell’immediato si potrebbe anche tradurre in un fondato e notevole smembramento del territorio irpino.  Il Vallo di Lauro-Baianese, sempre più spinto ad integrarsi con l’area nolana e casertana (più difficile un’integrazione con la città metropolitana di Napoli), l’Alta Irpinia, attratta dall’idea di ricongiungersi in un’ipotetica provincia dauno-irpina con i paesi del Sub-Appennino dauno ricadenti nel Foggiano, per non parlare della Valle Caudina e del Montorese, che da sempre si sentono parte integrante della provincia sannita e della provincia salernitana. In questa prospettiva il ritorno all’origine potrebbe rappresentare per queste popolazioni il recupero della propria idendità.

Il Vallo di Lauro, “terra di mezzo” tra l’ Irpinia, il Napoletano e la Terra di Lavoro, da sempre, parte integrante di Terra di Lavoro, nel 1861 fu “scippato” dalla provincia di Terra di Lavoro ed annesso forzatamente alla provincia del Principato Ulteriore di Avellino, nonostante le proteste del Consiglio provinciale di Terra di Lavoro e dei singoli Consigli comunali del Vallo di Lauro (in primo luogo quello di Domicella), che consideravano la distanza geografica dal centro irpino ed il diverso patrimonio culturale, un ostacolo alla buona integrazione di questo territorio con l’Irpinia.

Interessante, a tal proposito, ricordare ai nostri amministratori locali e nazionali l’interrogazione parlamentare n.7255 del 18 febbraio 1861 con la quale il deputato Antonio Ciccone spiegava le ragioni per cui il Vallo di Lauro doveva rimanere alla provincia di Terra di Lavoro.

«Io ho inteso dire che, quando il consigliere di luogotenenza per gli affari interni aveva fatto la distribuzione territoriale della nuova provincia (decreto luogotenenziale del 17 febbraio 1861, firmato da Eugenio di Savoia Carignano), aveva studiato i luoghi, aveva consultato gli interessi economici; ebbene io ho l’onore di dire che quegli studi o non furono fatti, o furono fatti assai male, imperocchè vi sono certe separazioni di territori staccati dai loro centri naturali ed aggregati ad un centro a cui non dovrebbero appartenere. Che, se mai la Camera mantenesse questo fatto del consigliere luogotenenziale, consacrerebbe la più assurda delle mostruosità. Io non vi parlo né di Venafro, né di Baiano, né di altri territori, io vi presento il solo fatto di Lauro. Il circondario di Lauro è aggregato ad Avellino, non vi è alcuna strada di comunicazione fra quelle due contrade; d’estate si può passare il monte forse coi muli, ma d’inverno le strade sono assolutamente impraticabili. Ebbene da Lauro quando si vuol andare ad Avellino bisogna passare per Nola, da cui si vuol distaccare; in linea retta la distanza è di circa dieci miglia; colla nuova circoscrizione bisognerebbe farne nientemeno che ventiquattro. Queste condizioni topografiche, che non sono state affatto rispettate, portano la violazione delle stesse condizioni economiche, imperocché si debba tener per fermo (e lo posso assicurare io che conosco i luoghi e le persone) che in Lauro non vi sono 10 persone che sieno state una volta in lor vita in Avellino, neppure per la curiosità di vederla ; mentre non passa settimana che ne scendono a centinaia da Lauro a Nola, nei giorni di mercato; io non so concepire come si possa aver il coraggio di separare quello ch’è riunito da natura, e congiungere quello che da natura è separato. Un canonico direbbe: Quos Deus coniunxit, homo non separet». (Antonio Ciccone di Saviano, deputato eletto nel distretto di Nola, del quale faceva parte il circordario di Lauro, al Parlamento napoletano del 1848 e al primo Parlamento unitario, in Atti Parlamento It.  Sessione 18 febbraio-23 luglio 1861).

Oggi, dobbiamo riconoscere che Antonio Ciccone aveva visto giusto. Il Vallo di Lauro, dopo l’aggregazione alla Provincia di Principato Ulteriore, è rimasto per decenni in uno stato di puro isolamento, scarsamente considerato dalla provincia di appartenenza e purtroppo poco conosciuto al di là dei suoi confini, nonostante il ricchissimo patrimonio storico e archeologico che possiede. Aveva ragione, il compianto Ottavio Colucci, quando di fronte all’indifferenza generale verso il Vallo di Lauro, provocatoriamente parlava dell’istituzione del principato di Lauro: “gli ingredienti ci sono; siamo protetti da una cerchia di colline, abbiamo un castello e un principe; dobbiamo solo battere moneta e..” . Era questa una provocazione, che in realtà rispecchiava il pensiero di tanti cittadini del Vallo, delusi per le tante promesse “elettorali”, mai mantenute (ferrovia “Avellino-Nola”, via Vallo di Lauro; autostrada “Napoli-Bari”; rilancio dell’ agricoltura ect..).

Nel 1861 non eravamo irpini e dopo 150 non siamo diventati irpini. La conferma arriva da Trifone Greco, sindaco di Marzano: “Ad Avellino non ci hanno mai davvero reputati irpini”. Oggi, purtroppo, il Vallo di Lauro (e, non mi vorrei sbagliare, anche il Baianese), nella eventuale o, meglio, quasi certa futura annessione alla “Ir-sa” (provincia Irpinia-Sannio), vede il proprio futuro identitario ancora più compromesso di prima, considerato che le due aree, il Sannio e l’Irpinia hanno caratteristiche proprie e distinte e così anche il Vallo di Lauro. Nel dibattito, apertosi sulla nuova geografia delle province della Campania, architettata, ancora una volta, sulle nostre teste e al di fuori di ogni plausibile logica, il Vallo di Lauro, è ancora una volta assente; non prende iniziative, non apre trattative con le Istituzioni, non protesta; c’è qualche dichiarazione a titolo personale ma la maggior parte dei nostri amministratori tacciono; forse, perché sono convinti che ormai tutto sia già deciso?

L’aggregazione alla città metropolitana di Napoli o il ritorno alla provincia di Caserta potrebbero rappresentare per il Vallo di Lauro e il Baianese la giusta e corretta alternativa ad una integrazione forzata alla nuova provincia Irpinia-Sannio con capoluogo Benevento. Chi, dove, in che modo e quando dovrebbe aprire questo dibattito e proporre un tavolo di negoziazione? In primo luogo le associazioni e i Comuni del Vallo di Lauro e del Baianese.

Conclusioni

Avellino attende il miracolo dal Senato ma il vero miracolo, oggi, al di là della conservazione, o no, delle Province, lo si deve compiere dal basso attraverso: 1) una consultazione popolare per la scelta della propria provincia di appartenenza; 2) la radicale cancellazione di tanti enti e consorzi intermedi che di fatto divorano fondi e forniscono linfa vitale ai partiti locali; 3) la nuova stesura della cartina deiCcomuni d’Italia con l’unificazione dei Comuni al di sotto dei 5.000 abitanti: in questa prospettiva, i sette Comuni del Vallo di Lauro potrebbero riunirsi nella grande “Città lauretana” recuperando così la “strana idea” di Ottavio Colucci, che nel lontano 7 marzo 1971, sul periodico “L’ora del Vallo”,  auspicava l’istituzione della città del Vallo “Fregonia”.  È un atto di coraggio certamente ma ne vale la pena!

 

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