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    03/07/2024

L’occhio sulla città/La forza di un’idea

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b_300_220_15593462_0___images_stories_Rubriche-LaLettera_macch_trani.jpgAVELLINO – Si dice che gli occhi sono lo specchio dell’anima: ebbene, basta passeggiare, ascoltare, domandare, guardarsi intorno e poi constatare per avere la plastica percezione di una città che ogni giorno di più non può che offrirsi a noi con la sua anima più fragile e vulnerabile.

Gli esempi in questo senso potrebbero essere tanti: passa il tempo, passano gli anni, combinano le amministrazioni ma Avellino si guarda intorno e continua a vedere il nulla o quasi. Fatta eccezione, infatti, per l’offerta del Teatro Gesualdo, quella del Conservatorio Cimarosa o le iniziative di aggregazione e partecipazione immaginate da monsignor Aiello  talvolta proprio in una partnership con l’università della musica avellinese, i programmi per la città come per i giovani continuano ad essere vaghi, indefiniti o durano lo spazio di un mattino, un capoluogo ricco di opportunità ma povero di risorse che difetta in “dimensione fisica della politica”, con un’amministrazione comunale ed un sindaco che stentano a vivere davvero appieno la propria città. Un’idea per sostanziarsi nella forza della concretezza ha bisogno di fiducia nell’intuizione, del coraggio della perseveranza e della tenacia nella realizzazione.

Ebbene, un esempio della summa di quanto appena descritto, è racchiusa nel Museo della macchina per scrivere di Trani. Unico nel suo genere, nato dalla lungimiranza  di visione del suo ideatore, il cavalier Pagano, è il primo dell’Italia meridionale e il più importante d’Europa. Se, entrandoci, ci si  chiede quanto può essere interessante conoscere e visitare un museo della macchina per scrivere, uscendone, saremo portati a interrogarci e riflettere sulla differenza tra collezionismo e  museografia. Una collezione di per sé sola dialoga con il proprietario, con il proprio “ autore” o con gli esperti di settore ma, se quella stessa collezione viene ordinata, illustrata, “spiegata” con dovizia di particolari, passione ed amore, allora riesce a dialogare con tutti: in una parola diventa museo, perché riesce a trasmettere conoscenze.

È indubitabilmente ciò che si prova dinanzi a questa esposizione che, grazie al minuzioso, accorto, quanto indispensabile ordine cronologico e didascalie sintetiche ed esaustive, consente di cogliere  la successione del progresso tecnico dai primordi alle prime macchine portatili, ai primi Pc. Pezzi unici provenienti da tutto il mondo insomma, dalla statunitense “ Sholes & Glidden” (1873], prima macchina per scrivere in assoluto, alla “Bastarda”,  in dotazione alle SS ,  proprio quella con cui redassero l’elenco ed i messaggi di morte per i “destinati” alle Fosse Ardeatine, alla “ Royal Quiet De Luxe Gold Edition”, la macchina usata dall’agente 007. Per  non parlare di quella di Luigi Pirandello o quella mai utilizzata allo scopo ma tenuta come “soprammobile” da Marilyn Monroe. Fino ad arrivare alle macchine utilizzate  dai grandi giornali americani o la prima a scrittura visibile (Usa, 1908).

Suggestiva la sezione dedicata ad Olivetti a cui è riservato un intero piano: si racconta e si percorre tutta la storia evolutiva, dalla prima macchina da scrivere creata dal patriarca e capostipite ingegner Camillo nel 1908 alla storica  Lettera 35, fino ai primi Pc della grande fabbrica italiana.

Per chi scrive, giornalista, è stata un’esperienza, un’occasione, un’emozione unica, un incredibile viaggio nel tempo, nella storia, nella memoria anche perché ho potuto vivere la delicata ed elegante suggestione di ascoltare il  ticchettio delle lettere sui martelletti, essendo tutte le macchine esposte perfettamente funzionanti, emozionando con straordinarie suggestioni nostalgico-sentimentali.

In un tempo in cui tutto è diventato tremendamente veloce, istantaneo,  in cui i giovani sono sempre più chini, preda dei loro smartphone, assenti o prigionieri di un vociare quasi irreale che impedisce anche il più elementare scambio di sguardi e di parole, chiedersi da dove veniamo con una visita al Museo della macchina per scrivere di Trani può essere un buon inizio, magari accompagnandovi anche i più piccoli.

Ecco la forza di un’idea: l’amministrazione Festa ha tante idee  per il rilancio in città della cultura e non solo, ma purtroppo ancora nessuna concretezza d’azione. Prendere esempio dall’organizzazione o carpire qualche segreto dalle competenze in campo in questo museo, potrà risultare utile. Consigliamo a tutti una visita.

Intanto, noi dal nostro canto, non possiamo far altro che attendere con la fiducia e l’ottimismo che ci contraddistingue la prova dei fatti e non più solo delle tante parole.

 

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