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    03/07/2024

L’occhio sulla città/Conoscere la storia per cambiare la storia

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Antonio Di NunnoAVELLINO – “Nessuna nuova buona nuova” non può certo essere considerato un adagio per tutte le stagioni: se si eccettuano, infatti, coloro che vivono un particolare momento della vita tra difficoltà, delusioni, insuccessi ed asperità generalizzate, a cui ogni novità crea agitazione o scompiglio fino a quando non se ne chiarisca la natura, i più, al contrario, sperano, attendono, auspicano ed accettano che qualcosa succeda, purché sia una condizione che, dietro l’apparente rassegnato pessimismo, celi la richiesta di rinnovato slancio che sappia e possa risvegliare dal torpore.

La nostra è una realtà provinciale, con i suoi vantaggi e i suoi svantaggi: sarà compito delle diverse componenti, amministrazione prima e cittadini poi, mostrare reale volontà per trarne comunque massimo profitto. Le istanze di cui la città è portatrice sono davvero tante ma preferiamo non essere pedanti e ripetitivi. Mentre il capoluogo, come la provincia, ha tanto da mettere e rimettere a nuovo, apprendiamo di progetti faraonici che consentirebbero di abbreviare chissà quali grandi distanze: stiamo pensando al traforo del Partenio, voluto dalla Provincia, che attende sostegno dalla Regione per un possibile eventuale finanziamento con fondi europei, sulla cui  reale utilità, a caldo, sentiamo di nutrire una qualche perplessità ma nel merito garantiamo un prossimo approfondimento. O la famigerata metro leggera sulla cui reale efficacia per il decongestionamento del trasporto pubblico cittadino permangono in noi inalterate tutte le perplessità già più volte palesate da questa rubrica come da questa testata.

Pensiamo piuttosto a portare a compimento le tante opere ad oggi ancora incompiute come il tunnel, il cantiere di piazza Castello, la Dogana, l’autostazione, l’ex Eliseo, il centro per  l’autismo di Valle  solo per citarne alcuni, nonché i tanti cantieri stradali della provincia che attendono da tempo di poter offrire totale fruizione, laddove addirittura molte strade cittadine attendono ancora di essere “risanate”. Senza trascurare nemmeno lo sviluppo di un’oculata politica ambientale ad ampio spettro per il capoluogo.

Perché  in fondo le vere rivoluzioni si fanno partire dal basso, senza mai perdere il contatto con la concretezza dei bisogni reali della comunità di cui si è chiamati ad essere primo riferimento istituzionale. Il nostro sindaco, nella conferenza stampa di fine anno, ha detto, tra l’altro, “stiamo cambiando  la storia della città”: beh, anche qui rischieremo di essere ripetitivi se parlassimo ancora di dichiarazioni un po’ fuori luogo, inopportune e reboanti. Ma tant’è.

Per combinare realmente la storia bisogna conoscere davvero la storia. Solo dopo averla studiata a fondo ci si potrà  impegnare per valorizzare al massimo le potenzialità di un territorio. Beh, non  vogliamo minimamente avventurarci in confronti di per sé improponibili ma pure torna alla mente   il sindaco Antonio Di Nunno, un “sindaco per vocazione” che intese il suo mandato politico come un autentico sevizio alla comunità e forse l’unico, limitandoci ad anni recenti, che profuse davvero ogni sforzo per provare a cambiare e migliorare questa nostra città.

Nel merito, ci fa piacere ricordare il convegno sul tema “La stagione dei sindaci” promosso proprio da questa testata che, il prossimo 24 gennaio, con inizio alle ore 17:00, presso la sala blu del carcere borbonico, a cinque anni dalla scomparsa avvenuta il 3 gennaio del 2015, ricorderà la figura e l’opera amministrativa dell’indimenticato  sindaco-giornalista.

 

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