AVELLINO – Avellino si trova ciclicamente ad essere protagonista di un particolare gioco dell’oca, un passo avanti e due indietro: neanche il tempo di plaudire al “piano di alleggerimento dei costi e della spesa” avviato da Palazzo di città che ecco tornarci alla mente l’ennesimo mistero buffo del capoluogo.
Ricordate il Centro per l’autismo di Valle? Ebbene, il prossimo anno cadranno i vent’anni dalla posa della prima pietra sul suolo di Contrada Serroni. La soddisfazione per la totale ultimazione dei lavori e la conseguente cessazione del cantiere fa da contrappunto al chiassoso silenzio dell’immobilismo che avvolge la struttura. Il Centro, infatti, sembrerebbe ormai totalmente idoneo alla fruizione della cittadinanza ma i cancelli continuano ad essere inspiegabilmente serrati.
Appare superfluo ripercorrere per intero le tappe dell’odissea che ha coinvolto la struttura in questi anni, ma ci pare comunque utile tornare su alcuni punti cardine: stiamo pensando al fattivo e concreto impegno della Regione Campania e del presidente De Luca con un cospicuo finanziamento dell’opera, all’interessamento alla vicenda perfino della Santa Sede e a come il commissario Priolo sia riuscito comunque a sbrogliare una matassa su cui la politica ha continuato e continua ad arrancare. Ci pare di ricordare, infatti, che proprio al regime commissariale si deve l’esproprio dei suoli e la conseguente acquisizione a patrimonio comunale della struttura. Non va dimenticato, inoltre che sempre in regime commissariale ci fu la convocazione, in prefettura, di Comune e Asl per scogliere, si pensava, definitivamente il nodo della gestione del Centro.
Sono passati quattro anni da allora e nulla è cambiato se si eccettuano alcuni rilievi della Asl a voler rendere più funzionale la struttura, e la rinnovata disponibilità dei vertici di via degli Imbimbo a farsi carico della gestione. Insomma, nihil sub sole novum. Allora la domanda è sempre la stessa: perché, perché accade tutto questo? È solo colpa delle infinite lungaggini della macchina burocratica o cos’altro? Il documento che autorizza l’apertura definitiva del Centro è per caso finito sotto le grinfie del “corvo” che da qualche settimana aleggia su Palazzo di città? È tutto semplicemente vergognoso!
Ora basta! È l’ora della verità, è finito il tempo degli sterili rimpalli di responsabilità:i tanti ragazzi che attendono di poter usufruire del Centro e le loro famiglie si aspettano e meritano risposte chiare, rapide, nette ed efficaci sui tempi di consegna, soprattutto se si tiene conto che è stato giudicato, dagli esperti che hanno potuto visitarlo, “ un gioiello in termini di garanzia per il dopo di noi”. Cioè la certezza di autonomia e di futuro per i giovani pazienti ospitati.
Si usi questo tempo per offrire la garanzia di poter finalmente riempire di contenuto il suo ventesimo anno di vita magari avviandone veramente ed ufficialmente l’attività. Potrà essere motivo di vanto e di lustro per la nostra città certo, ma ne siamo sicuri, anche per l’intero territorio provinciale e regionale. Impegniamoci tutti, dunque, perché il Centro non continui ad essere solo una chimera perché, in fondo sono proprio questi particolari a designare il grado di civiltà ed inclusività di una comunità.
Anche da qui, perché no, potrà ripartire un rilancio organico dell’azione amministrativa. Staremo a vedere. Noi saremo pronti a tornare su queste pagine per ringraziare per quanto di positivo accadrà. Potrà apparire a volte monotono il ritrovare sollecitazioni su problematiche già ampiamente trattate ma di certo ancor più monotoni risultano essere coloro che ci costringono ad farlo.