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    03/07/2024

L’occhio sulla città/Quando la cura è solo un palliativo

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Via VerdiAVELLINO – Quando l’eleganza e la bellezza concorrono alla felice armonia di parti consegnano una nuova realtà che non le distingue ma le esalta. In quest’ottica, l’invito a porre particolare e  giusta attenzione ad argomenti apparentemente futili è giustificato dal piacere che anche un’aiuola ben curata può dare, soprattutto se inserita in un contesto di pregio.

L’aver perciò provveduto al taglio dell’erba in via Verdi rispetta, certo, elementari norme di igiene e decoro cittadino ma non basta se si lascia ben visibile il giallo paglierino dell’erba secca, con aiuole sgangherate dall’ingrossarsi  delle precedenti radici ed ormai sempre più simili a toilette per cani e purtroppo non solo. Via Verdi, un importante raccordo con Corso Vittorio Emanuele, un tempo fresco viale alberato, oggi appare involontario emblema di un’immagine di contesto,  specchio, ahi noi, di una città consegnata all’incuria, all’approssimazione ed al disinteresse. Un luogo in cui, cioè, la cura è solo un palliativo.

Se insistiamo  sulla necessità di una sistemazione e di un restyling dei marciapiedi di via Verdi, su ambo i lati, è perché, con ciò, non si farebbe altro che dare più spazio alla città stessa e rendere di nuovo confortevolmente vivibile una zona di tanto pregio, tenuto conto anche dell’insistere da una parte dello splendido complesso monumentale del carcere borbonico, peraltro ancor più valorizzato da un’elegante illuminazione d’insieme e, dall’altra, il prestigioso palazzo sede territoriale dell’Agenzia dell’entrate.

Ricordiamo inoltre, nel merito, che all’abbattimento certamente non avventato ma necessario dei secolari platani della zona non è seguito ad oggi alcun serio ed organico progetto di riqualificazione, a riparare le buche o a provvedere ad un’eventuale piantumazione di alberi più confacenti all’ambiente di contesto. Solo un esempio a cui potrebbero aggiungersene tanti altri, ma preferiamo tralasciare il lungo elenco perché è sulla riflessione di quanto considerato che è  rivolta la nostra attenzione che vorremo trasferire agli interessati.

*  *  *

Ora, una personalissima nota a margine, per la quale viene da pensare che davvero “tutto il mondo è paese”. In più di un’occasione, infatti, abbiamo osservato quanto e come i gestori della cosa pubblica si perdano in  ‘dettagli”, apparentemente secondari ma nei fatti davvero importanti: ci riferiamo alla possibilità all’accoglienza per tutti i cittadini che dovrebbe essere sempre garantita ovunque.

Chi scrive è solito frequentare, con passione, interesse ed assiduità, il “Salerno Letteratura Festival” che, da nove edizioni ormai, anima le estati dei cittadini  campani e non solo. In diversi e suggestivi luoghi dalla città, infatti, si svolgono presentazioni di libri, incontri con autori, serate a tema e seminari. Un sempre crescente successo di critica e di pubblico, che rende il “Salerno Letteratura Festival” una realtà consolidata del panorama culturale regionale e dell’intero Mezzogiorno, certo, ma anche nazionale e perfino internazionale. Insomma, un fatto unico per la civiltà di una comunità “che dà sempre del lei”, nel delicato rispetto degli ospiti e del pubblico.

Ebbene, il trascurare  “dettagli” importanti finisce col  mettere in discussione, talvolta, un’offerta culturale tanto  prestigiosa. Nei giorni ventitré e venticinque giugno, avrei voluto partecipare a due interessanti seminari con Rosa Giulio ed Eleonora Rimolo: un affascinante viaggio “nell’universo montaliano” con particolare attenzione  alle “occasioni”, inserito fra gli appuntamenti della “summer school e tenutosi nella splendida cornice della chiesa dell”Addolorata di Salerno. Peccato solo che il vano ascensore d’accesso alternativo alla chiesa era bloccato e che questo stesso ascensore è incline a  “bizze” del genere con cadenza annuale.

Vorrò augurami, pertanto, che  in futuro e magari già dal prossimo anno, con la decima edizione, si adotti ogni preventiva iniziativa ad evitare il ripetersi di simili spiacevoli inconvenienti anche, ove necessario, preferendo luoghi meno prestigiosi ma sicuramente maggiormente aperti all’inclusione ad all’accoglienza, come ad esempio la “Sala Pasolini”, peraltro già sede degli incontri della “Summer school” in anni passati: perché, in fondo, sarà proprio assicurando piena accoglienza che si potrà veder garantita sempre maggiore partecipazione.

 

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