AVELLINO – Il nostro occhio torna a guardare direttamente alla città e proprio nella settimana in cui si è festeggiata la giornata mondiale della pizza, lunedì 17 gennaio, vogliamo ricordarvi di una storia. Erano gli anni Sessanta, Corso Vittorio Emanuele era già il nostro “salotto buono”, cuore pulsante del capoluogo, durante lo “struscio” si dibatteva dei temi più disparati, all’ora di cena, bastava solo attraversare il “vicolo della rosetta”, attiguo a PalazzoTrevisani, per inebriarsi del profumo delle pizze in cottura e per molti giovani, allora, bastava questo.
Luogo caldo ed accogliente era preferito da giovani e meno giovani, oltre che per il refrigerio garantito dal piacevole giardino esterno nelle calde sere d’estate, anche per i modi accattivanti del titolare. Molti potranno inverare, ricordandolo, quanto appena affermato e descritto.
Poi venne il terribile, devastante sisma del 1980 e addio sogni di gloria: ristorante vittima degli eventi e ormai presente solo nei ricordi di chi ne ha goduto. Arriviamo all’oggi, e a quarantadue anni dal sisma continuiamo ed essere sgomenti di fronte all’insipienza di chi è chiamato ad assumere responsabilità e decisioni nella nostra città. Delle ferite e delle lacerazioni di cui Avellino porta retaggio, in centro come in periferia, abbiamo raccontato in più di un’occasione, anzi invitiamo ad una rilettura dei tanti nostri sguardi sull’argomento: si potranno ritrovare spunti interessanti.
Oggi, vogliamo concentrare la nostra attenzione proprio su quel che resta del “ vicolo della Rosetta”: abbandonato, è ridotto ad un cumulo di sterpaglie.
Se per Palazzo Trevisani – che, peraltro, può fregiarsi persino dei servigi del Vanvitelli per custodire al suo interno una pregevole scalinata attribuita proprio al grande architetto e pittore del XVIII secolo – esiste un’intricata matassa di contenziosi tra privati, che preferiamo far sciogliere e dirimere all’ambito della giurisprudenza, per il vicolo sembrava essere già pronta una soluzione, ci pare di ricordare addirittura presente nel vecchio Piano regolatore della città ma inspiegabilmente mai considerata ed attuata.
Ci chiediamo allora: quale futuro per il vicolo? Quale città che voglia definirsi civile può permettersi di concedere e/o accettare tempi d’attesa tanto dilatati? Occorre una soluzione che sia il più condivisa possibile, cercata e trovata in tempi relativamente brevi.
È finito il tempo delle solite reboanti dichiarazioni da slogan elettorale, a tutto questo si faccia finalmente seguire la concretezza dei fatti. Si dimostri una reale propensione all’attivismo e sul vicolo in oggetto, come sul complesso di quanto affermato e descritto, si provveda a stilare un piano dettagliato sulle proposte di recupero e/o ristrutturazione ma sopratutto sui tempi di consegna alla città.
Il sindaco dovrebbe far proprie queste necessità ed intervenire in maniera organica e condivisa alla risoluzione di questo come di tanti altri problemi, ma a volte sembra proprio parlare al vento laddove è persino l’evidenza a suggerire il da farsi. Non si permetta ancora all’indifferenza di prendere il sopravvento. Non ci resta che attendere, staremo a vedere.
Noi dal nostro canto, assicuriamo un occhio vigile ed attento, come da prassi ormai consolidata, sapremo essere pungolo instancabile su questo, come su ogni altro tema nell’esclusivo interesse della città: perché, come già sottolineato la scorsa settimana, “l’indifferenza non può e non deve essere un’opzione”.
Intanto, plaudiamo alla proposta dell’ex senatore Enzo De Luca di intitolare al ricordo di David Sassoli la sede cittadina del Partito democratico di via Tagliamento, nonché alla recente intitolazione, per volontà del ministro Di Maio, della “Sala dei trattati europei” della Farnesina, al perpetuarsi del medesimo ricordo.