AVELLINO – L’occhio sulla città di questa settimana guarda al calcio con alcune considerazioni sulla “rivoluzione” che ha investito l’Avellino dopo la gara esterna contro il Francavilla Fontana. L’Avellino torna a dover iscriversi a soggetto di quella legge non scritta del calcio per cui “quando non vinci a pagare è sempre l’allenatore”.
La cocente sconfitta patita ci ha consegnato un gruppo all’apice di una crisi ormai divenuta irreversibile, con risultati altalenanti in cui, tra l’altro, fin ora si sono fallite tutte le occasioni importanti e gli scontri diretti per disattenzioni, per confusione certo, ma ancor di più per superficialità d’approccio. Una volta in svantaggio o raggiunto il pari, infatti, la squadra, è apparsa non più in grado di impostare una reazione degna di nota. Insomma son venuti meno quel carattere e quello spirito battagliero che pure hanno sempre contraddistinto, rappresentandone l’arma in più, i biancoverdi.
La delusione ha lasciato spazio alla voglia di pronto riscatto, nell’unica maniera possibile, vale a dire con l’esonero di mister Piero Braglia e del responsabile dell’area tecnica Salvatore Di Somma, un tandem che, indubbiamente, non ha rispettato le attese: una scelta inevitabile e forse tardiva.
Dai commenti degli sportivi e di colleghi giornalisti c’è apprezzamento quasi unanime per quanto accaduto: a mister Braglia si imputa di aver perso il polso dello spogliatoio e dunque di non esser stato in grado di motivare adeguatamente il suo gruppo non assegnandogli più neppure una precisa e definita identità di gioco, nonché, l’emergere via via di uno scarso feeling con la piazza e con la stampa (forse mai davvero sbocciato) culminato talvolta anche, ci sia permesso, in atteggiamenti saccenti e supponenti alquanto.
Ci saremmo aspettati da parte del mister qualche assunzione di responsabilità in più, senza la continua e non celata tentazione di scaricare il peso delle recenti frequenti debacle sempre e solo sui suoi calciatori. Negli sport di squadra, si ragiona sempre con il noi e spesso è proprio l’allenatore il primo a fare mea culpa. Avremmo persino potuto accettare questa sua esuberanza sempre un po’ sopra le righe, soprattutto se ci avesse portato in dote qualche vittoria in più e qualche polemica in meno, ma tant’è.
Al direttore Di Somma, pur con la massima stima, riconoscenza ed rispetto dovuti ad una bandiera si imputano “mancanze” nella rosa allestita in sede di calciomercato estivo e superficialità nel “mercato di riparazione” di gennaio, nonché il non essere riuscito ad imporre al mister alcune sue scelte di calciatori ritenuti importanti e funzionali al progetto tecnico dell’Avellino.
Noi sentiamo di poter addirittura condividere l’obiezione per cui Di Somma avrebbe mostrato una qualche superficialità non da lui sul “mercato di riparazione”: pensiamo soprattutto, ad esempio, alla cessione anticipata per fine prestito di Luca Gagliano al Cagliari, un attaccante giovane e di indubbia qualità, che sicuramente in questo momento avrebbe fatto al caso dell’Avellino o ancor più azzardata ed incomprensibile riteniamo la trattativa che ha portato il difensore Andrea Sbraga a diventare un giocatore della Turris, diretta concorrente dell’Avellino ad una posizione di vertice. È risaputo come un principio generale, nel calcio in particolare, sconsigli una simile operazione volta, nei fatti, a rinforzare una diretta rivale ma tant’è,
Ciò che è accaduto deve servirci da sprone perché nel calcio come nello sport non ci si deve mai accontentare, come sottolineato in più di un nostro sguardo sull’argomento, il partecipare lasciamolo allo “sportivo” Pierre de Coubertin.
Per la verità la scelta di mister Gautieri e soprattutto di un direttore sportivo giovane, esperto, navigato e non di meno avellinese come Enzo De Vito, sembra andare proprio nella direzione appena auspicata, avviando un’inversione di tendenza che ha già portato i suoi primi effetti con la vittoria casalinga dello scorso sabato contro la Fidelis Andria e l’intensa prestazione dello scorso martedì a Latina, che ha lasciato in dote comunque un buon pareggio.
La solidità economica e la progettualità, che pure sembrano essere garantite dalla società, faranno il resto.
A corroborare questa nostra percezione anche le recenti dichiarazioni della proprietà che ha ribadito la ferma volontà di voler regalare, in un futuro non lontano, il ritorno in serie A all’Avellino, magari anche con un nuovo stadio di proprietà. Staremo a vedere.
In relazione al progetto del nuovo stadio di proprietà, per approfondimenti, invitiamo alla rilettura del nostro sguardo dell’otto maggio 2021.
Insomma, le premesse per far bene e per guardare con ottimismo al futuro sembrano esserci davvero tutte, ora tocca a noi. La delusione per i risultati sportivi ci sta, ma non può e non deve più esserci spazio per la sterile polemica strumentale. La società c’è, la tanto invocata scossa c’è stata. Stampa e tifosi si compattino, dunque, ed ognuno, nel rispetto dei ruoli, contribuisca a quell’unità necessaria per quelle vittorie propedeutiche al raggiungimento dell’obiettivo, la promozione in serie B. In fondo, sono proprio solide fondamenta a rappresentare la garanzia per solide certezze.
Buon lavoro mister Gautieri, buon lavoro direttore De Vito e.... ovviamente, sempre viva il lupo!