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    03/07/2024

L’occhio sulla città/È tempo di recupero

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b_300_220_15593462_0___images_stories_Attualita3_dogana3.jpgAVELLINO – Ad ascoltare le intenzioni di Palazzo di Città “è  tempo di recupero e di rilancio per Avellino”.

Prima il tunnel, che si prepara ed essere consegnato alla città: mancherebbe soltanto una centralina o cabina elettrica che permetta di fornire corrente all’interno della galleria. Poi l’autostazione di via Pescatori la cui idea progetto, parrebbe risalire addirittura agli anni Ottanta, ai tempi in cui tale progetto di mobilità proiettava nel futuro. Oggi, a causa dei continui ritardi accumulati, tutto questo potrà apparire persino obsoleto, sia rispetto ai mutamenti proprio in materia di mobilità, sia dal punto di vista dell’evoluzione urbanistica, soprattutto se si tiene conto che, per vederne realizzata la pianificazione tecnica, si è dovuto aspettare il 1993. Ma tant’è.

A trent’anni dalla posa della prima pietra, l’autostazione sembrerebbe ormai pronta in ogni suo aspetto: mancherebbero, infatti solo pochi dettagli per consegnarla alla città. Fonti di Piazza del popolo fanno sapere, nel merito, che tra la fine del mese in corso e il mese di settembre sarà spostato in questa sede il capolinea degli autobus e dei pullman, attualmente ubicato a “Piazzale degli Irpini”. I vertici Air, cui spetterà tra l’altro l’onere della gestione dalla struttura, dal loro canto, preferiscono non sbilanciarsi ed attendere che si completi l’espletamento delle manifestazioni d’interesse relative alla parte commerciale. Nelle intenzioni degli organi di gestione c’è, infatti, proprio la volontà di creare una struttura viva e dinamica, con una parte direzionale ed una commerciale.

Buone notizie sembrano arrivare anche per la Dogana: sottoposta ad una minuziosa opera di pulizia straordinaria anche degli spazi interni, di recente ha mostrato tutto il suo sofferente valore storico culturale, e lo studio “Corvino-Multari”, incaricato del recupero del bene, ha assicurato la presentazione di un progetto definitivo entro e non oltre la fine del mese in corso.

Senza dubbio saranno mantenute tutte le “permanenze storiche”: la facciata verrà restaurata filologicamente con un’attenta conservazione morfologica complessiva, il perimetro è affidato alla storia, mentre lo spazio interno sarà aperto e flessibile a beneficio della città. È quanto dichiarato dai progettisti.  Le soluzioni al vaglio per il futuro dalla Dogana sembrerebbero essere due: una è già pronta e oggetto di uno studio di fattibilità che prevede un polo giovani con una sala espositiva, una sala congressi, una libreria ed una caffetteria; un’altra, che sembrerebbe incontrare il favore dell’Ordine degli architetti, del sindaco e della sua giunta, vorrebbe trasformare la Dogana  in un polo culturale e d’arte contemporanea. È importante sottolineare che comunque ogni valutazione sulla futura destinazione d’uso della Dogana verrà sottoposto a concorso di idee. Se non subentreranno intoppi di sorta la Dogana tornerà alla totale fruizione della cittadinanza, entro il 2023.

Ben venga questa ritrovata propensione all’attivismo ma è utile ricordare come la gran parte dei cantieri e dei progetti in esame è iniziata con la città in regime commissariale: fu il commissario Priolo, infatti, con il suo ultimo atto formale a regalarci l’ultima carezza verso il futuro: il dissequestro di Piazzetta Amendola e della Dogana  appunto.

Fu il commissario Priolo ad interessarsi fattivamente alla positiva conclusione del cantiere dell’autostazione e tanto altro ancora. Non si deve dimenticare, nel merito, la costante, proficua e fruttuosa interlocuzione tra il commissario e il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca.

Pragmatismo, quello del commissario, peraltro suffragato dalla volontà del sindaco Festa all’atto del suo insediamento di voler procedere quale primo atto formale del suo mandato al conferimento della cittadinanza onoraria di Avellino proprio al prefetto Priolo.

Ebbene, a distanza di tre anni, di quel proposito non v’è traccia. Rimane, nonostante tutto, la percezione diffusa di uno sconvolgente isolamento istituzionale del capoluogo, figlio forse anche di uno squallido provincialismo in cui si consuma astio in un clima di assoluta mancanza di confronto costruttivo e in cui la rappresentanza democratica appare sempre più appaltata alla mediocrità.

Ecco due esempi a riprova: la quanto mai strumentale e pretestuosa assenza di dialogo tra Comune e Palazzo Santa Lucia che contribuisce ai ritardi nel completamento del restyling del castello longobardo con la piazza.

Per non parlare dell’ostinato ostracismo di Piazza del Popolo nei confronti del ministero dei Trasporti riguardo al caso delle “strisce pedonali arcobaleno” di via Matteotti che, nonostante le numerose diffide del ministero perché irregolari, restano imperterrite a fare bella mostra di sé.

Ora, ancora una annotazione sulla metropolitana leggera cittadina: in principio furono i pali, dislocati con scellerata approssimazione persino davanti ai balconi delle abitazioni, beffardo incentivo a possibili sgradite sorprese o inconvenienti. Ora sono arrivate le pensiline per i potenziali passeggeri in attesa della metro, posizionate con la solita confusa approssimazione a ridosso dei piani rialzati delle abitazioni come, ad esempio, in via Colombo, dove la recente istallazione, oltre che fornire un discutibile colpo d’occhio ed incentivare, a maggior ragione, possibili sgradite sorprese o inconvenienti, finisce col restringere ancor di più il passaggio dei pedoni.

Sindaco Festa, la nostra è una città fragile che chiede solo di essere valorizzata ed amata attraverso scelte semplici e speriamo il più ampiamente condivise, non continui a deluderla. Rifletta: alle buone intenzioni, ai soliti slogan e frasi reboanti faccia seguire i fatti. Buon lavoro!

*  *  *

A margine un pensiero a Eugenio Scalfari che ci ha lasciato giovedì: certamente uno dei grandi intellettuali del Novecento, compagno di banco di Italo Calvino, scrittore, uomo politico e giornalista come pochi, un punto di riferimento per chi ama questa professione.

Sferzante, con una scrittura densa ed innovativa, Scalfari era capace di schierarsi, rivendicando sempre le sue opinioni ma senza mai tradire il patto di lealtà e di terzietà con il lettore: “il buon giornalista, diceva, deve essere sempre capace di presentare le sue credenziali, cioè presentarsi mostrando in ogni circostanza l’ottica del suo punto di vista”.

 

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