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    03/07/2024

L’occhio sulla città/Il progetto del recupero della Dogana di Avellino

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b_300_220_15593462_0___images_stories_Rubriche-LaLettera_dogana.jpgAVELLINO – A Cosimo Fanzago il principe Francesco Marino Caracciolo affidò il primo restauro della Dogana, quasi completamente crollata per vetustà, per ridare centralità ad una città decimata dalla peste (di 10.000 abitanti ne sopravvissero appena 2.500) “affinché in caso di  pestilenza non si dovesse patire anche la fame”, come ricorda la lapide che campeggia sulla facciata originaria dell’edificio.

A distanza di cinque secoli la storia si ripete: era il 1992 e un incendio distrusse la Dogana quasi completamente, salvando solo la facciata. Ebbene, dopo trentuno anni, la Dogana si prepara a nuova vita: lo scorso lunedì, infatti, è stato consegnato ufficialmente il cantiere per la rinascita dello storico edificio di  Piazzetta Amendola.

Riservando commenti o giudizi tecnici ad esperti del settore, non possiamo che plaudire apprendendo che  il bene è sottoposto ad un’attenta e minuziosa opera di recupero, che la facciata, come assicurato in più di un’occasione dagli architetti e dai progettisti dello studio Corvino Multari, sarà restaurata “filologicamente con un’attenta conservazione morfologica complessiva e saranno senza dubbio conservate tutte le permanenze storiche. Il perimetro è affidato alla storia, mentre lo spazio sarà aperto, flessibile e al servizio della città”.

Se il progetto prevede un piano terra molto ampio, disponibile e a tutt’altezza nella parte centrale definita anche come “il teatro della Dogana”, il secondo piano è immaginato come un “museo sospeso, fruibile dal visitatore  attraverso un particolare percorso in verticale” che conduce alla vera sorpresa: la copertura calpestabile, “una terrazza sulla città”.

Il punto dolente restano le soluzioni per riempire fattivamente di contenuti la Dogana: nemmeno i  ripetuti Consigli comunali monotematici sono riusciti a far chiarezza nel merito. Permane, infatti, la vaghezza di un “Polo giovani” con sala congressi, sala mostra, sala proiezioni. Tutto questo forse a voler richiamare la Dogana dei Caracciolo che oltre ad aver avuto il ruolo di borsa delle merci e degli scambi commerciali, rappresentando per la città rinascita e sicurezza economica, era anche luogo di funzioni  religiose e cerimonie a carattere sociale.

Sta di fatto che, ad oggi, si tratta di impegni solo sulla parola. Staremo a vedere, ricordando che la centralità della Dogana non è solo logistica ma è soprattutto nel cuore degli avellinesi.

Se non ci saranno intoppi di sorta, la “nuova Dogana” sarà riconsegnata alla città entro la fine dell’anno in corso.

“L’obiettivo era chiudere i  lavori prima del termine del mio primo mandato da sindaco e ci siamo riusciti.”  È quanto dichiarato dal nostro primo cittadino lo scorso lunedì alla consegna ufficiale del cantiere.

Ben venga questa spiccata  propensione all’attivismo, ma, sindaco Festa, la nostra è una città che ha bisogno di essere valorizzata ed amata con scelte semplici e, ci auguriamo, il più ampiamente condivise: rifletta e non la deluda. Buon lavoro.

 

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