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    03/07/2024

L’occhio sulla città/Sorprendente immobilismo

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b_300_220_15593462_0___images_stories_Rubriche-LaLettera_poloenolog.jpgAVELLINO – Proprio mentre il capoluogo si prepara “ad ampliare i suoi orizzonti con un’offerta didattica di gran livello, anche grazie all’imminente avvio del Polo di Avellino dell’Università degli Studi di Salerno”, ci troviamo a dovervi raccontare di un sorprendente immobilismo. Stiamo pensando a quanto si sta osservando relativamente all’università del vino, realtà consolidata del capoluogo che, ad ogni anno accademico, consegna numeri importanti in termini di immatricolazioni, con studenti provenienti anche da fuori regione. Come si ricorderà  avemmo già a plaudire all’istituzione del corso di laurea in viticoltura ed enologia ad Avellino (distaccamento della facoltà e del dipartimento di agraria dell’Università Federico II di Napoli), a come l’istituto Francesco De Sanctis si apprestasse ad ampliare la sua offerta formativa con una nuova ala presso il prestigioso  e rinnovato Palazzo di viale Italia (zona Ovest della città) e che proprio grazie alla sede dell’ateneo sul territorio, nonché alla  grande tradizione irpina, si potesse candidare la nostra città, e l’Irpinia appunto, a rappresentare in un futuro non tanto lontano il primo polo d’avanguardia nazionale se non addirittura internazionale per la produzione, lo studio e la ricerca nel settore vitivinicolo.

Ebbene, il palazzo doveva essere inaugurato, consegnato ed offerto alla totale fruizione dell’istituto e della città entro il 2020: siamo al ventisette maggio 2023 e del cantiere improvvisamente più nemmeno l’ombra, anzi, il nuovo prestigioso edificio è preda di un beffardo quanto inspiegabile abbandono.

Eravamo a conoscenza  di una precedente interruzione dovuta alla pandemia, ma ora che il rischio sanitario globale è cessato ufficialmente. Ci chiediamo: perché accade tutto questo? L’area   circostante è diventata deposito di rami secchi frutto di una recente bonifica nella zona e intanto, tutt’intorno, la vegetazione cresce rigogliosa a invadere spazi e a coprire facciate.

Farebbe cosa gradita chi fosse in grado di fornire una  plausibile quanto giustificativa motivazione a questo ritardo-abbandono, per il concreto rischio di non poter sottrarre una struttura apparentemente conclusa all’inesauribile scorrere del tempo, vanificando  così lo sforzo dell’idea progettuale.

A corroborare questo nostro auspicio c’è il fatto che la responsabilità del cantiere sembra essere in capo all’ente Provincia e data la riconosciuta e dimostrata propensione all’attivismo dei vertici di Palazzo Caracciolo siamo certi che ogni nostra perplessità sarà rapidamente soddisfatta e presto il nuovo importante edificio vedrà la luce.

Fa piacere segnalare ancora che il progetto del nuovo complesso prevede, oltre ad aule e laboratori all’avanguardia, anche l’istituzione al suo interno di un museo del vino e di un’enoteca regionale. Insomma, le premesse sembrano esserci tutte: prosit, dunque, ma diamoci da fare. Noi, per parte nostra, come da prassi, non possiamo che continuare ad assicurare occhio vigile ed attento sulla questione.

Per una strana coincidenza sul cartello stradale che dà il benvenuto in città si legge: “Benvenuti ad Avellino città del vino”, proprio di fronte al nascente palazzo.

 

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