AVELLINO – In più di un’occasione abbiamo sollecitato attenzione da parte della famiglia e della scuola quali agenzie educative primarie nello sviluppo di una coscienza critica nei ragazzi, presupposto essenziale per una loro piena e più corretta inclusione ed integrazione sociale:ebbene, ciò di cui vogliamo raccontarvi questa settimana sembra proprio aver imboccato la direzione auspicata.
Lo scorso sabato, infatti, il rinnovato CineTeatro Eliseo è stato splendida cornice di “quando la musica diventa speranza” liberamente tratto dal musical “Scugnizzi” di Mattone e Vaime. A coadiuvare gli studenti dell’Isiss Paolo Anania De Luca di Avellino, diretto dalla professoressa Maria Rosaria Siciliano, in un perfetto lavoro di inclusione, interazione ed integrazione, le professoresse Mary Mazza e Carla Spiniello, l’associazione “Progetto diffusione musica”, il “coro Gesualdo” e l’orchestra dell’istituto comprensivo ad indirizzo musicale Caruso di Altavilla irpina.
L’attento e folto pubblico in sala diviene voce fuori campo di uno splendido mosaico di musica e parole. Un viaggio intenso e coinvolgente in un incontro-scontro tra due ex compagni di riformatorio che si ritrovano adulti ad incarnare l’eterna lotta tra il bene e il male: l’uno, Raffaele Capasso, detto “o russo”, camorrista del quartiere che usa i ragazzi per i suoi loschi traffici, l’altro, don Saverio, prete di strada, che cerca di recuperarli, in qualche modo anche “redimerli”, coinvolgendoli in una impresa musicale. L’occasione diventa per loro l’opportunità di scoprire che la vita può e deve essere altro dall’arruolarsi in un esercito di soldatini alla costante ricerca dello sguardo benevolo del capo.
Spesso i ragazzi, disperati, agiscono nell’inconsapevolezza del futuro, vittime di un sistema, di una società che “li ha fatti criminali” impedendo loro di sbocciare, ora più che mai bisognosi di un recupero tanto etico quanto morale.
Ecco il potere salvifico della musica e del teatro che si fanno obbiettivo concreto verso una passione. “Scugnizzi”diviene una palestra, un laboratorio per rinascere.
Tra Raffaele e don Saverio resta costante e vivo uno scontro di ideali e di personalità che va sempre più acuendosi: “o Russo” non riesce ad affermare se stesso, se non attraverso la violenza, una violenza cieca che lo porterà ad uccidere don Saverio.
Quella che sembrava una vittoria per il malavitoso sarà, in realtà la sua più grande sconfitta: i ragazzi avranno la forza di ribellarsi, un grido disperato e liberatorio che sbeffeggia “o rosso” divenendo ben presto la molla di un riscatto collettivo“, il canto di liberazione per un’intera città.”
Insomma, gli studenti del De Luca offrendo un’impeccabile prova d’attori, ci hanno reso coprotagonisti di una storia semplice che si dipana tra i vicoli e le stradine di Napoli, ma può attagliarsi perfettamente a rispecchiare le esigenze, le richieste, i bisogni dei giovani e le realtà di tutte le città d’Italia e del mondo: una voce di speranza verso il futuro, “ la favola dei guagliuni ca stanno crescenno e se vonno mparà”. Ne è valsa davvero la pena.