AVELLINO – Proprio mentre l'amministrazione guidata dal sindaco Foti mostra fattivo impegno per cambiare il volto della nostra città, alcuni teppistelli d'occasione senza scrupoli hanno pensato bene di riaccendere loro "antiche pulsioni e passioni". Il nostro pensiero va, in particolare, all'ennesimo atto vandalico perpetrato, qualche giorno fa, a danno del "Mercatone" e sopratutto di Parco Manganelli.
La domanda, allora, è sempre la stessa: perché accade tutto questo? Perché i nostri giovani si divertono a scaricare la loro frustrazione, rendendosi primi attori di tali esecrabili gesti? Per noia o per cos'altro? Aver imbrattato e danneggiato la lapide in memoria del compianto capo della polizia Antonio Manganelli, ad esempio, è stato, lasciatecelo dire, anche un oltraggio al ricordo di un uomo di grande onestà e rigore morale che, con il suo instancabile impegno al servizio dello Stato, ha contribuito a dare lustro alla nostra città anche in ambito nazionale.
È necessario, dunque, che si rieduchino i ragazzi al sentimento, si possa cioè riscoprire il valore del rispetto per ciò che ci appartiene. Noi un consiglio sentiamo di poterlo offrire: l'amministrazione comunale provveda ad installare un impianto di video sorveglianza collegato alla centrale operativa della questura o un servizio di vigilanza in quelli che, da più parti, sono definiti templi del degrado: sarebbe un bel modo per ridare slancio all'occupazione, "tema" oggi quanto mai attuato e sentito, soprattutto nel nostro Sud. I teppistelli, dal loro canto, pensino magari a come poter convogliare le loro energie verso la costruzione di un "ambiente migliore". Solo così potremo tornare a sentirci davvero comunità.
Ci sia consentita, infine, un'ultima segnalazione: a distanza di due settimane abbiamo dovuto constatare, con rammarico, della situazione di profondo degrado in cui ancora versano i locali ubicati nei pressi della struttura in corten di piazza Kennedy: per favore non permettiamo ancora che a vincere sia l'indifferenza, non continuiamo a servirci del tempo come attesa inerte dell'oblio, trasformandoli in rifugio occasionale per senza fissa dimora, ma impegniamoci, piuttosto, per restituire loro decoro e dignità.
È questa l'unica maniera, a nostro avviso, per garantire quell'unità di immagine e di decoro che dovrà divenire propria dell'intera città.