AVELLINO – Ho “ascoltato” il grido, perché si tratta di un grido e non di un articolo, lanciato da Lucio Garofalo e pubblicato su questo giornale il 4 luglio a proposito dei presidi-sceriffo e dello stato pietoso in cui versa la scuola. Mi trova pienamente d’accordo ed ha tutta la mia solidarietà di ex Docente (scusate la presunzione ma è una parola che scrivo sempre con la maiuscola), e di cittadino che da anni vede il peggio e la non cultura (cosa ben diversa dell’ignoranza) occupare oramai tutte le posizioni di vertice.
Per il triste privilegio dell’età, e per la fortuna di aver incontrato dirigenti ancora rispettosi della docenza, non ho fatto l’esperienza terribile che deve aver fatto, come si legge tra le righe del suo articolo, Lucio Garofalo. Ma so perfettamente quello che accade nelle scuole. La mortificazione dell’insegnamento, la presenza nelle aule scolastiche e tra gli alunni di personaggi improbabili che nulla hanno a che vedere con la scuola e con la formazione e che ricordano i mercanti nel tempio, favoriscono la nascita di consorterie e trasformano le presidenze, almeno quelle rette da dirigenti estranei per cultura e formazione alla scuola che dirigono, in luoghi di incontro di nani e ballerine.
Molti anni fa, ascoltando in un collegio dei docenti l’intervento di un bravo collega che stigmatizzava e guardava con preoccupazione queste novità che secondo i politici avrebbero dovuto modernizzare (bontà loro) la scuola, ma che secondo lui annunciavano una sortadi prostituzione prossima ventura dell’istituzione, di getto buttai giù questi versetti che gli dedicai. Erano per ridere. Sono diventati il quadro di una tragedia. Voglio dedicarli a Lucio Garofalo. Certo il mio collega di un tempo non me ne vorrà. Eccoli.
Nel mercato, molto vario,
Dell’amore mercenario
Tra viados brasiliani
Travestiti e gay nostrani
Un utente, che all’antica,
Voglia sol cercar la…amica
Per l’incontro clandestino
La ritrova se ha vicino
Un chiarissimo cartello
Rifinito, bello bello
Con su scritto in tinta nera
“Sono una puttana vera”.
Nella scuola in cui viviamo
E che poco comprendiamo
con i suoi discorsi strani,
Sull’Europa di domani,
con il mito delle imprese,
dei giornali e dell’inglese,
che ha ridotto l’insegnante
ad un umile badante
Cerco anch’io ormai un cartello
Con su scritto, col pennello,
“scuola bella, scuola seria,
solo scuola, quella vera”.
Con tutta la mia stima e solidarietà. Resisti.