CARIFE - Nun fa male ca è peccato nun fa bene ca è perduto (Non fare male perché è peccato, non fare bene perché è perduto)
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A prima lettura, questo proverbio appare cattivo, o meglio maligno. Almeno nella seconda parte, sembra contrario alla morale comune che spinge tutti a fare sempre il bene e ad aiutare le persone che sono in difficoltà. Eppure, se si interpreta con maggiore accortezza ci si accorge che è ben azzeccato anche nel secondo consiglio.
Capita quasi a tutti, durante lo scorrere dell’esistenza, di trovarsi nella condizione di aiutare, agevolare o favorire un amico, un parente, un vicino di casa. L’azione, la maggior parte delle volte, è spontanea, fatta col cuore, senza secondi fini. Chi riceve l’azione, immediatamente abbonda in ringraziamenti e promesse. Si rende disponibile a fare qualsiasi cosa per sdebitarsi, anche se non gli viene chiesta alcuna riconoscenza. Poi, col passare del tempo, le cose cambiano. Magari, lo stesso soggetto raggiunge una posizione sociale più elevata e dimentica volutamente il bene ricevuto. Anzi, sostiene di non aver mai avuto bisogno di aiuto.
Ovviamente sono moltissimi i casi di questo tipo che si consumano nella società, nelle famiglie, tra amici. Oggi, questo proverbio viene ancora citato e conserva tutta la sua validità.