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    03/07/2024

Lite tra detenuti nel carcere di Ariano Irpino: l’uno incendia la cella dell’altro

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b_300_220_15593462_0___images_stories_Irpinia7_arian_carcere.jpgARIANO IRPINO – “Una situazione sempre critica ed allarmante”, commenta Tiziana Guacci, segretario regionale per la Campania del sindacato autonomo polizia penitenziaria Sappe, il primo e più rappresentativo della categoria. “Ieri, dopo una lite in infermeria, un detenuto ha buttato una bomboletta di gas incendiaria nella cella dell’altro ristretto con cui aveva litigato. Il pronto e tempestivo intervento dei poliziotti penitenziari, con il piano di intervento ad hoc, ha evitato una tragedia, ma anche questo grave fatto conferma la tensione in atto nel carcere di Ariano Irpino e nelle altre carceri regionali”.

Per Donato Capece, segretario generale del Sappe, è necessario ripensare completamente la questione penitenziaria: “Quanto accaduto nel carcere di Ariano Irpino deve necessariamente far riflettere per individuare soluzioni a breve ed evitare che la Polizia penitenziaria sia continuo bersaglio di situazioni di grave stress e grande disagio durante l'espletamento del proprio servizio. Non possono più essere ammissibili e tollerabili atteggiamenti prevaricatori, arroganti da parte di una utenza che ormai, è notorio a tutti, è sempre più spietata ed insofferente al regime penitenziario, sia adulto che minorile! La politica deve farsi carico di tale problema assumendo idonee iniziative legislative per risolvere quando prima tale questione. Il Sappe, in merito a quanto accaduto, intende rivolgere la propria vicinanza ai poliziotti per il coraggio e le capacità dimostrate dai baschi azzurri di Ariano Irpino”.

E il Sappe denuncia le ipocrisie e la diffusa indifferenza dell’amministrazione penitenziaria, a cominciare dai vertici del Provveditorato regionale di Napoli e del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria: “Siamo sconcertati dall’assenza di provvedimenti in merito contro chi si rende responsabile di queste inaccettabili violenze, determinando quasi un effetto emulazione per gli altri ristretti violenti. Aggressioni, colluttazioni, ferimenti contro il personale, così come le risse ed i tentati suicidi, sono purtroppo all’ordine del giorno e non sono minimamente considerati da parte di questa amministrazione matrigna”. “Pensate”, conclude Capece, “che a fronte delle centinaia e centinaia di eventi critici che accadono e che spesso soccombere i poliziotti penitenziari, a Milano l’omonimo provveditore ha ritenuto opportuno, dal fresco del suo ufficio, richiamare coloro che stanno nella prima linea delle sezioni detentive, ossia le donne e gli uomini del corpo di polizia penitenziaria, ad un corretto uso dei mezzi di coercizione verso i detenuti violenti. Pazzesco!”.

Aggiornamento del 9 agosto 2023 - “Ancora aggressione ad Ariano Irpino”, denuncia Tiziana Guacci, segretario regionale per la Campania del sindacato autonomo polizia penitenziaria. “Al momento della chiusura in cella, un detenuto ha aggredito un poliziotto, già vittima ad aggressione per un altro evento critico accaduto lo scorso 3 luglio. Dalle notizie che ci prevengono, pare che il detenuto in questione si sia opposto alla chiusura, dapprima spingendo il collega e poi sferrandogli uno schiaffo. Il collega è stato portato al nosocomio ospedaliero per le cure necessarie. Al momento non si conosce la prognosi”.

Durissima la presa di posizione di Donato Capece, segretario generale del sindacato autonomo polizia penitenziaria, che esprime solidarietà e vicinanza al poliziotto contuso ad Ariano Irpino, e chiama in causa il capo del Dap Giovanni Russo: “Le carceri sono in ebollizione da mesi ed il primo grande latitante è il capo dell’amministrazione penitenziaria Giovanni Russo che è anche, incidentalmente, capo della polizia penitenziaria. Le donne e gli uomini del corpo non hanno ancora ricevuto i previsti guanti anti-taglio, caschi, scudi, kit antisommossa e sfollagenti promessi”, denuncia. “La situazione delle carceri campane e italiane, per adulti e minori, è sempre più allarmante per il continuo ripetersi di gravi episodi critici e violenti che vedono sempre più coinvolti gli uomini e le donne appartenenti al corpo di polizia penitenziaria. Donne e uomini che svolgono servizio nelle sezioni detentive senza alcuno strumento utile a garantire la loro incolumità fisica dalle continue aggressioni dei detenuti più violenti. Il taser potrebbe essere lo strumento utile per eccellenza (anche perché di ogni detenuto è possibile sapere le condizioni fisiche e mediche prima di poter usare la pistola ad impulsi elettrici) ma i vertici del dipartimento dell’amministrazione penitenziaria fanno solo chiacchiere e la polizia penitenziaria continua a restarne sprovvisto”.

“Russo non sappiamo che faccia abbia, è del tutto inadeguato al ruolo di capo del corpo”, denuncia Capece. “Sappiamo che ha incontrato Rita Bernardini, D’Elia e Mauro Palma, va in Tv e parla di carceri ma si guarda bene dal convocare il Sappe e gli altri sindacati sull’emergenza penitenziaria. Gruppi di intervento rapido per risse, aggressioni, rivolte; protocolli operativi; posti di funzione polizia penitenziaria, dotazione taser: che fine hanno fatto? Perché Russo li tiene fermi nel suo ufficio al Dap? Chi sono i suoi consiglieri, che certo non vogliono bene alle donne e agli uomini del corpo di polizia penitenziaria che ogni giorno “buttano il sangue” nella prima linea delle sezioni detentive?”, conclude, auspicando che il ministro della Giustizia Carlo Nordio lo avvicendi dalla guida del Dap.

 

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