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    03/07/2024

Di Nunno/Da Tonino una lezione preziosa, il ricordo di Nicola Cecere

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Antonio Di NunnoMILANO – Avrei voluto essere accanto a te, oggi, domenica, il giorno tradizionalmente riservato alle partite. Altri amici, tantissimi, ti accompagneranno in questo tuo ultimo viaggio, insopportabilmente anticipato, mentre io, qui al Nord, già da ieri ho ricominciato a mettermi in auto con te e il gruppo di Radio Irpinia per raggiungere Ascoli o Cesena, Vicenza o Bergamo, Roma o Torino. Le nostre trasferte dietro quell'Avellino da serie A che tanto ci inorgogliva e che tanta parte si è preso dei tuoi momenti di svago, dei tuoi interessi, della tua fanciullesca passione, carissimo Tonino.
Non so quanti di coloro che hanno seguito le tue vicende politiche di amministratore sono a conoscenza di questa tua grande attrazione per il pallone e per la squadra cittadina. Di sicuro sono pochissimi quei giocatori, scapoli o ammogliati, che hanno avuto il piacere di ritrovarsi sulla maglietta le tue mani avvinghiate come i tentacoli di una piovra, di vedere il tuo ghigno da difensore irriducibile mentre arginavi con i trucchi del mestierante quell'avversario altrimenti
inarrestabile. Non avevi piedi brasiliani, però col cuore e col cervello riuscivi egualmente a renderti utile. E a divertirti.

Se il calciatore era un amatore da campetti improbabili, il tifoso invece è stato un vero e proprio professionista. Ogni gesto veniva studiato in base alla cabala, l'unica religione riconosciuta dalla
tribù. Dalla prima colazione al posto in tribuna, dai calzini allo spolverino: studiavi ogni dettaglio e imponevi anche a chi ti stava accanto determinate scelte. Salvo cambiare tutto al primo risultato
negativo, ovvio.

Tonino carissimo, in queste ore la mente di tutti noi della radio è piena di ricordi che porterebbero inevitabilmente a grasse risate se tu fossi ancora seduto nel caffè letterario che avevi eletto a residenza negli anni del ritiro dalla scena politica e della tenace lotta con condizioni di salute sempre più precarie, purtroppo.

Io ho ripensato soprattutto alle serate in pizzeria. Soldatiello, il ritrovo preferito: cinque crocché più la margherita di Adolfo. “Sabatino, assicurati per piacere che la birra sia ghiacciata” la tua immancabile raccomandazione. I discorsi non di campo erano proiettati su un futuro che non riuscivamo a intravedere, il mio, mentre tu avevi cominciato quel percorso che ti avrebbe portato da
Radio Irpinia alla Rai, nientemeno. Ma poi era sempre l'Avellino a tenere banco.
Per digerire, varie vasche per il Corso. A guardare case e strade stravolte dal terremoto, a immaginare le cose che “sarebbe bello poter fare”, con l'idea fissa e sempre più seducente di un
ulteriore impegno diretto in Consiglio comunale. Arena dove persino chi ti è stato avversario, chi ti ha ostacolato, criticato, osteggiato, come capita in politica, avrà riconosciuto la tua dirittura morale e il tuo impegno strenuo per migliorare la città che tanto hai amato.

Per me sei stato un fratello maggiore e un esempio di onestà, rigore, serietà. Vederti lavorare senza sosta in redazione, difendere le tue idee, ignorare i compromessi è stata una lezione preziosissima, che ho portato con me nell'avventura che mi è toccato vivere a Milano. La lontananza geografica mi ha impedito la frequentazione quotidiana, ma anche se è passata un'eternità da quel 16 ottobre 1976 “inizio ufficiale delle trasmissioni”, chiudendo gli occhi mi ritrovo immediatamente alla radio insieme con tutti i compagni di quella splendida esperienza di vita, prima che professionale. E alle quindici di oggi, mentre tu sarai nel Duomo in mezzo alla folla, io rivedrò Vittorio o Mimmo o Gaetano alla consolle, con sul piatto pronto a girare un pezzo di Renato Zero. I migliori anni della nostra vita. No, non se ne sono andati, Toni. RESTERANNO SEMPRE CON NOI. BUON VIAGGIO.

*Giornalista La Gazzetta dello Sport

 

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